In
tema di rispetto della libertà d’espressione
“Nell’indice 2022 sulla libertà della
stampa, Wpfi, elaborato da Reporters senza frontiere, l’Italia risulta 58ma su
180 paesi esaminati. Rispetto alla posizione 41 occupata nel biennio 2021 e
2020, si tratta di uno smottamento di ben 17 posizioni, il che la colloca
peggio di paesi come Giamaica (12), Costa d’Avorio (37), Taiwan (28), Gambia
(50), Romania (56).” *
“Particolare
attenzione è riservata nel Rapporto al "caso" Italia, uno dei Paesi
del Consiglio d'Europa in cui «i giornalisti sono sempre più spesso portati in
giudizio per diffamazione» e tra gli Stati in cui si è registrato il più alto
numero di casi di molestie, intimidazioni e campagne denigratorie nei loro
confronti. «L'Italia – si legge ancora – non solo non ha depenalizzato la
diffamazione, ma il suo nuovo governo ha dato la sua benedizione all'uso di
procedure giudiziarie per mettere a tacere i suoi critici».” **
Il “caso Italia” denuncia una duplice criticità:
a) il tentativo di addomesticare il giornalismo “non allineato” mediante misure
coercitive, che vanno dalle querele per diffamazione, più o meno fondate quando
non strumentali, alla denigrazione sic et simpliciter, e b) la
promozione con ogni mezzo della stampa embedded, “irregimentata”, le cui
funzioni di informazione pubblica, critica e pungolo del potere sono inficiate
da cointeressenze e reciproci do-ut-des.
“La stampa non può essere soggetta ad
autorizzazioni o censure.” (art. 21 Cost.). Una sana dialettica
potere-stampa prescrive che si confrontino opinioni con opinioni, che ai fatti si
contrappongano fatti documentati. Il riconoscimento dell’interlocutore ed il
rispetto della sua dignità di persona, prima, e poi di giornalista, è canone basilare
di buona educazione, civiltà e galateo istituzionale: affermazione tanto ovvia
da sembrare pedanteria doverla ribadire. Al contrario, costituisce l’espressione
patologica di una concezione “padronale” della cosa pubblica l’affibbiare epiteti
ridicolmente infantili a chi osa “cantare fuori dal coro” (diritto intangibile,
piaccia o no), nel tentativo patetico di “bullizzare” la voce scomoda. In modo particolare
quando gli insulti, veicolati attraverso i social, sono proferiti da figure
alle quali è stato affidato (forse incautamente) il ruolo di portavoce del
potere.
* https://lavocedinewyork.com/news/first-amendment/2022/05/17/italia-indice-liberta-di-stampa-classifica/
** https://www.fnsi.it/protezione-del-giornalismo-presentato-il-rapporto-2023-del-consiglio-deuropa-liberta-di-stampa-in-continuo-degrado
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