Quattro ruote e due neuroni (in totale)
Congresso di Premi Nobel della circolazione,
il giovedì mattina, in zona Fiera. Si consuma lo psicodramma del parcheggio al mercato,
istantanea della cosiddetta società civile in assenza di un soggetto regolatore.
Nel nostro caso incarnatosi nell’unico vigile urbano presente, condannato da un
destino cinico e baro a dirigere il traffico all’incrocio Viale Jonio - Via
Lecce e, ahilui/lei, ad inalare per ore i miasmi dei veicoli in transito e
riemetterli dal fischietto.
A 200 metri, nei pressi dell’ex Mercato
Boario (oggetto di roboanti programmi mai realizzati), un cartello stradale
ammonisce a non risalire da Ponte Picaleo verso via Lecce, ogni giovedì tra le
7 e le 14. Testimoni oculari raccontano di aver visto rispettare il divieto. Sicuramente
è successo: chi scrive non ha ancora assistito a tanto prodigio. Di
conseguenza, una nutrita schiera di scapricciatielli del Codice, al
volante del proprio mezzo, imperterrita si avventura controsenso (ça va sans
dire) per affermare il proprio diritto al transito, ostentando una
mimica facciale che, sia concesso, ricorda altra pars corporis poco espressiva
e generalmente celata alla vista.
Il flusso veicolare improprio genera un caos
biblico di auto ferme, impossibilitate sia ad avanzare che a tornare indietro. C’è
chi perde la pazienza: avete indovinato, proprio chi non avrebbe dovuto essere
lì, a quell’ora ed in quella via. Come è facile intuire, dalle palore (che
non conviene riportare) si passa rapidamente alle vie di fatto. Una signora,
sgusciata dalla sua macchinina, ingaggia una furibonda colluttazione con la nemica
proveniente dalla direzione opposta, che si conclude in favore della più
anziana delle due per k.o. tecnico al terzo round, grazie ad un colpo
ben assestato in testa all’avversaria con la busta di patate usata a mo’ di
clava. Gli allibratori presso l’improvvisato ring la quotavano perdente a
1,5 causa evidente sproporzione di mezzi fisici (welter c/peso
massimo): la puntata invece assicura una ricca vincita agli audaci
scommettitori.
Più avanti, un giovane circonfuso di
insuperabile tochità, dal finestrino della coupé “nero inferno” di marca
bavarese recita il mea culpa (“Non avremmo dovuto entrare”) in modo
affatto ordinario, battendo tre pugni sul cofano della Bianchina
dell’incolpevole vecchietto sulla via di casa, per costringerlo ad
indietreggiare e fargli strada.
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