Pensieri
sparsi di una notte di mezza estate
Marx definisce la forza lavoro dell’impresa
“inventario parlante”. Il dipendente costituisce un elemento del capitale
dell’azienda, un “oggetto”, al pari dei macchinari, delle scaffalature, delle
materie prime; un mezzo della produzione, secondario perché abbondante, ma dotato
di voce, espressione di pensiero, a volte critico, più spesso silenzioso.
Sono trascorsi quasi 160 anni dalla prima
pubblicazione de “Il Capitale”. Assistiamo ad una rivoluzione di importanza
pari, se non superiore, a quella industriale che precede di poco ed accompagna la
ricerca marxiana. L’intelligenza artificiale è la creatura cibernetica
perfetta, autodidatta ed autonoma. Ha affrancato l’umanità dalla fatica del
ragionamento e dell’apprendimento, analogamente al modo in cui le macchine
l’hanno liberata dal peso del lavoro fisico. Non oso immaginare questo uomo
nuovo incapace di parola e quindi di elaborazione e comunicazione delle idee.
Obsolescenza programmata: come le merci,
anche noi umani siamo destinati ad un ricambio generazionale sempre più veloce.
Siamo un progetto difettoso: osiamo pensare, non amiamo lo spreco e compriamo
oggetti duraturi. Possiamo definirci il granello di sabbia che inceppa l’ingranaggio
perfetto del paradigma consumistico. Questo è il nostro male, per chi ci vuole
male.
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