Gentile Professore,
la tendenza al vanto spesso immotivato, peculiarità tutta galatinese, è all’origine degli epiteti (carzilarghi o cazzilarghi, “z” dolce) che descrivono sinteticamente questa nostra simpatica guasconeria. Difetto innocuo o dote (a seconda dei punti di vista) contrapposto, per motivi di campanilismo anche sportivo, alla laboriosità mercantile dei passaricchi magliesi, che comunque della nostra vanagloria hanno fatto bottino elettorale da tempo. Non troviamo somiglianze fisiche o caratteriali con la bonomia dei leccesi musimoddhri, sembrando quest’ultima ‘ngiuria adatta a chi conversa biascicando con l’affettazione del cittadino del capoluogo.
Proprio nei giorni della settimana andrologica ci chiediamo se invece la categoria aristotelica del cazzilarghismo faccia riferimento ad una dote nascosta di noi Galatinesi, “tra tutte le virtù, la più indecente” cantava De Andrè. Se, insomma, l’abbigliamento dai larghi pantaloni che l’onomastica locale ci attribuisce, secondo nunnu Gaetano, sia dovuto alla necessità di contenere più comodamente un esuberante apparato bellico. Sulla dotta questione converrebbe consultare il corpo elettorale femminile Galatinese, giudice unico ed inappellabile.
Nell’attesa, ognuno (letteralmente) guardi il suo e, imitando il protagonista del romanzo di Moravia “Io e lui”, si consoli della tristezza dei tempi attaccandosi all’…….apposito sostegno. Ciò che appunto, con felice incoscienza, da qualche anno facciamo noi cazzilarghi.
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