Diceva Battiato “Ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore”. Rammento quei versi mentre ragiono su “rivoluzioni” che stanno cambiando la geopolitica ad apparente vantaggio dell’ovest: Tripoli adesso, come prima Kiev e poi Tunisi. Forse accoglieremo anche Damasco e Teheran tra i “buoni” grazie a quelle guerre umanitarie targate ONU che sono ipocrisia e contraddizione già nei termini. La ricerca della libertà è ovvia e necessaria, ma rimane qualcosa di tragicamente ridicolo in queste piazze che celebrano la caduta del tiranno e la riconquista della democrazia con le sventagliate in aria di kalashnikov. Festeggiano l’ingresso tra gli Stati democratici in senso squisitamente occidentale, vale a dire indebitati in dollari o in euro; i simboli di un potere creato rubando ai popoli la sovranità sulla moneta, cioè la gestione delle risorse economiche e del lavoro. Dirigono tutto (politica, società civile) le lobby finanziarie in mano ai pochi del Bilderberg Club. Stringi stringi, questa imperante economia anglosassone altro non è che coprofilia, cupidigia della “cacca del diavolo”, religione del dio denaro. Una evoluzione/involuzione contemporanea, insomma, del vitello d’oro: la Bibbia racconta la fine di quella storia.
“Da Oriente ad Occidente” (ancora Battiato), non ho dubbi: proviene da Est la mia Luce, energia che guida e vivifica. È la lezione di antichi architetti che in tempi remoti progettavano ed innalzavano cattedrali seguendo una precisa disposizione spaziale, immutabile nei secoli: l’abside (simbolo della sommità della Croce) rivolta verso il punto geografico da cui sorge il sole. Nel raccoglimento di questi edifici sacri, un celebrante dava le spalle, fedele tra i fedeli, officiando con lo sguardo diretto all’altare, ad Oriente, in una lingua oscura ai più ma tramite perfetto per l’elevazione spirituale e l’invocazione all’Ente Supremo.
Due dita di un nettare salentino (“Bere con moderazione”, ci impone Nostra Signora TV) lubrificando la materia grigia un po’ stanca, mi aiutano a superare le ultime resistenze alla stesura di questo sproloquio che (per mia fortuna!) pochissimi leggeranno. L’etichetta, con enfasi enologica, descrive un “nobile vino adatto alla meditazione, da servire a temperatura ambiente”. Meditando, è quasi giorno: il mezzo toscano si è spento tra le labbra, nel momento in cui dietro le montagne della vicina Albania il disco rosso torna a sorgere. Un raggio sottile m’illumina al centro della fronte colpendo il sesto chakra, la porta dello spirito e dell’intuizione. È il ritorno istantaneo della Grazia.
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