Vorrei celebrare degnamente un monumento cittadino sconosciuto ai più, nel decennale della sua posa: grata incombenza per un nativo della “Città d’Arte”. Sappia dunque chi dovesse percorrere, in entrata da Noha verso Galatina, la provinciale 41 all’altezza del campus scolastico, che nei pressi di una dimora patrizia di campagna (ma in zona ormai inurbata) potrebbe ammirare alla sua destra una installazione di land art. Trattasi, in apparenza, di un segnale stradale di lamina metallica con fondo bianco riflettente, avente in basso il perentorio ammonimento “Rallentare”. Reca al centro un triangolo giallo con bordi rossi e due sagome nere tratteggianti alunni che corrono a scuola, di evidente maniera egizia dell’Antico Regno (III – VI Dinastia). Tali disegno ed iscrizione sono sormontati, infine, da lanterna semaforica che doveva essere arancio intermittente ai tempi del suo perfetto funzionamento. L’opera poggia sbilenca su tre pali, due anteriori ed uno retrostante, infissi nel terreno. Per chi guardi frontalmente, il sinistro dei due pali anteriori mantiene un allineamento quantunque precario; il destro invece, in seguito al fantasioso intervento di un artista che descriveremo più avanti, ha assunto un’angolazione che ricorda quella di un arto umano inferiore in genuflessione sull’inginocchiatoio. All’inizio l’installazione, nel suo splendore di prodotto industriale calato nella natura quasi incontaminata dei luoghi (un fosso umido ai margini della strada, sempre ricco di vegetazione spontanea, uno sfondo di cedri del Libano), assolveva egregiamente il suo compito di avviso luminoso ai conducenti. Nottetempo, un ardimentoso performer in stato di estro creativo, vi slanciò contro il suo mezzo proletario (una 127 Special? una Palio Weekend TD? non lo sapremo mai), ben calcolando velocità, direzione e conseguenze dell’impatto tra la duttile materia segnaletica e la massa veicolare: e ne stravolse totalmente l’estetica tardo-razionalista. Quella collisione, in realtà una geniale estrinsecazione dell’Io creatore, ci consegna imperitura negli anni un’opera d’arte di cui oggi tutti possiamo esser fieri e gratuitamente fruire: Galatinesi, Salentini e turisti, Sindaci e Presidenti di Provincia (sotto la cui amministrazione ricade la S.P. 41). Immagino quali entusiastiche parole un Giulio Carlo Argan, se fosse vivo, spenderebbe nella critica alla mirabile creazione, magari ponendo enfasi sul gesto metapolitico rivoluzionario e simbolico (il palo destro piegato… ben dritto quello sinistro). Mentre l’estroso Vittorio Sgarbi, pur lodando l’installazione concettuale, apostroferebbe da par suo l’inerzia dell’Ente Provinciale nel ripristino di luoghi ed arredi urbani (“Capre! Capre! Capre!”).
In tutta modestia, pare invece allo scrivente che la decrittazione del messaggio subliminale riporti palesemente alla caducità delle cose umane, in primis, poi al cieco affannarsi del Cittadino (in particolare Galatinese, aggiungiamo) nella ricerca non di Verità e Giustizia, ma sic et simpliciter di Ordine e Pulizia. Anche a 10 anni dalla nascita di un capolavoro di tale incompresa magnificenza, ed a 50 metri lineari dalla piramide di pneumatici.
Nessun commento:
Posta un commento