Perché è un bravo ragazzo
Non vogliamo infierire
anche noi, come fatto già da altri, sulla somiglianza tra il personaggio di Mr.
Bean ed il nuovo presidente del consiglio. Sarebbe oltremodo ingrato per
l’innocua, a volte ingenuamente divertente, maschera televisiva, moderno Candide
voltairiano.
Nonostante la giovane
età, il nostro caro emerge dalla selezione feroce di vecchia scuola
democristiana, riveduta e corretta secondo l’attuale modus operandi della
nomenklatura piddina: quindi un esponente che rappresenti tutte le varie correnti
del partito. Dalemiani, bersaniani eccetera? No, gente: Montepaschiani,
Unipoliani, JPMorganiani e così via. Una specie di amministratore delegato di
società d’investimenti, insomma. Del resto, è alla Banca centrale europea ed
alle banche d’affari che deve la sua nomina, “suggerita” all’Italia secondo le
ormai ben note linee di comando.
Non si ammirano
ministri se non nati cresciuti e pasciuti oltre il Garigliano, nello stile dei
precedenti governi della repubblica bananiera. È sparita del tutto, ormai da
lustri, la politicamente marginale parte di territorio e popolazione degli
(inutili) elettori meridionali, con l’eccezione di un vicepremier-stampella e
del suo manipolo di giannizzeri indispensabili alla tenuta parlamentare del
governicchio. Il che conferma, se ancora ne avessimo bisogno, la validità del
famoso detto urticante di Klemens von Metternich sull’Italia quale sola
espressione geografica.
Certo, il nuovo premier
è giovane ed ha la testa ed il viso del bravo ragazzo. Infatti, quando va in
giro in Europa a presentare il cosiddetto programma di governo (prima di
annunciarlo agli Italiani), lo guardano e dicono: “Guarda che testa di
ragazzo!”. E ridono di gusto.
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