sabato 1 marzo 2014

Il Galatino anno XLVII n° 4 del 28 Febbraio 2014

Eroine antiche e moderne
Approssimandosi la ricorrenza del 17 marzo, piace valutare i fatti risorgimentali dal punto di vista dell’impegno femminile in quelle vicende. Ricordiamo allora – se pure brevemente – alcune pioniere dell’emancipazione la cui vita è stata di esempio per le donne che ne hanno seguito idealmente le gesta durante gli eventi della cosiddetta unità.
La prima è Ornitofila di Samo, vestale del culto di Priapo e teorica della poliandria nell’Accademia delle Peripatetiche; raffinata cultrice di estetica (le è attribuito il famoso “Adone Callipigio”, trattato breve sulla bellezza virile), Platone nella “Repubblica” la descrive attiva ad Atene sotto Pericle, promotrice della partecipazione femminile alla vita politica.
Da lei trasse ispirazione Cassiodora, nobile bizantina vissuta nel XII secolo. Donna di grande fascino ed erudizione e rivoluzionaria ante-litteram, fu coinvolta in una congiura di palazzo contro i triumviri Pengone III° Sapurco, Enasarco Polimandato e Panfilo da Crociera. Scoperta insieme ad altri congiurati per la defezione della sua amica Etera d’Alessandria, evitò la condanna a morte ma finì reclusa in un postribolo.
Nei paesi e negli anni della Riforma spicca la figura libertina di Godona von Katzemberg, primo vescovo donna di Germania e vera protofemminista. Le Historiae Religionis Teutonicae ne tramandano la dottrina edonistica, contrapposta alla penitenziale visione allora dominante di Martin Lutero, che dal sagrato della cattedrale di Magonza, in un sermone passato alla storia, la definì “die alte Hure”. Restano celebri le sue incursioni alla testa delle consorelle durante i consigli regionali per perorare la causa del ruolo femminile nel governo del Land.
La rivoluzione francese propone figure secondarie ma emblematiche come Madame Olympie de la Baguette Dur, dama di compagnia di Maria Antonietta e spregiudicata protagonista della vita di corte, amica disinvolta di nobili e giacobini. Convertita alla causa rivoluzionaria dal suo favorito, lo stalliere di Madame du Synorch, fu poi eletta nell’Assemblea Nazionale. Cronache dell’epoca la vogliono sempre in prima fila, nelle vesti di tricoteuse, durante le esecuzioni pubbliche in Place de la Revolution ad esaltare la missione del boia. Altri storici riportano una sua esclamazione, alla vista del popolo affamato: “Non credevo esistesse tanta povertà”. Frase riascoltata (se pure con minore charme) dalla voce di una politica italiana contemporanea.
Ma veniamo alle eroine dimenticate del cosiddetto risorgimento. Tra tutte si distingue Abbondanza de Vulvis marchesa di Sesso (Reggio Emilia). Intristita dalla sonnacchiosa provincia del Ducato di Modena e Reggio, l’annoiata nobildonna trovò rimedio allo spleen esistenziale nella imminente epopea garibaldesca, proponendosi quale musa protettrice di repubblicani ed unitaristi ospitati a palazzo con ogni genere di conforto spirituale e materiale. Fu poi al seguito delle camicie rosse, in particolare quelle fuggite a gambe levate di fronte alla resistenza meridionale, con l’incitazione ad “offrire il petto al nemico”. A mo’ di esempio alle truppe, la marchesa offriva tutta sè stessa alla causa ed ai suoi promotori. “La rivoluzione è un atto verticale declinato in orizzontale”, questo il suo motto, scolpito nel marmo sull’insegna della prima storica sezione femminista a lei intestata da emigrate piemontesi nella lontana Minneapolis capitale del Minnesota.

Le epigoni della combattiva marchesa si aggirano oggi nei palazzi della politica romana. A Voi lettori il compito di identificarle.

Nessun commento:

Posta un commento