domenica 1 febbraio 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 2 del 30 gennaio 2015

Poltrone, sedie e strapuntini

C’è quella economica, pieghevole, da gita di Pasquetta. Quella un po’ più elaborata, magari in kit di montaggio, dell’Ikea. Ce n’è una da salotto buono degli anni ’60, alta e dalle gambe sottili, scomodissima, ricordo infantile di tanti nostri coetanei: quella da visite di circostanza a parenti od amici di famiglia, quando dovevi “stare composto” e parlare solo a comando. Strumento di tortura sconosciuto alle generazioni successive.
C’è la “comoda”, dotata di ampio foro centrale e sottostante vaso, adibita dalle classi dominanti del Rinascimento all’uso che oggi svolge più che egregiamente l’omologa tazza in porcellana.
Poi la gestatoria, con lunghe e robuste stanghe, la cui conduzione a spalla era privilegio esclusivo dei rappresentanti  maschili della nobiltà nera romana, durante la passerella in S. Pietro in cui Sua Santità impartiva l’augusta benedizione al popolo festante.
A molti piace la chaise-longue di Le Corbusier, oggetto d’arte oltre che classico moderno.
E come non ricordare il trono dorato e riccamente istoriato dei sovrani, simbolo nei secoli del fasto e della potenza delle case regnanti?

Scompaiono tutte, per importanza storica e valore simbolico. Perché il politico italico d’ogni livello è poltrona-dipendente, e se in crisi d’astinenza anche una modesta sediolina da arredo scolastico diventa un valido, quantunque provvisorio e risibile, metadone.

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