domenica 15 febbraio 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 3 del 13 febbraio 2015

Andante allegro (ma non troppo)

Il seminarista di Piazza del Gesù fa carriera e si insedia al soglio lasciato da Giorgio II° (santo subito), preceduto dagli incensi sparsi a profusione dai celebranti laici - e laidi - di regime. Sappiamo tutto, o quasi, del nuovo pontefice di Santa Romana Repubblica Tangentara: sobrio, taciturno, elegante di quella misura che fu già cifra stilistica dei vari Andreotti, Rumor e De Mita. Una benedizione, la più importante, è venuta provvida dai grandi elettori di Francoforte e Berlino, e tanto è bastato al breve concistoro parlamentare. Matteo Granduca de' Cazzari Fiorentini, che proprio stupido non è, ha obbedito al "suggerimento" del nome gradito a chi comanda.
Passano in second'ordine peccatucci veniali, quale ad esempio una certa reticenza sulle morti per tumore di militari italiani a causa dell'uranio impoverito usato nella guerra in Jugoslavia, quando era ministro della difesa in un governo D'Alema. Di ciò si taccia con la pudica, omissiva nonchalance di scuola democristiana. Del resto il nostro caro splende di luce riflessa, per un fratello trucidato da mano mafiosa.
Poche parole al giuramento - nulla più che frasi di rito - ce lo presentano per quello che è, il necroforo della compianta democrazia. Accompagnata all'ultimo viaggio da questo nostro Geremia Lettiga, a capo chino e con l'identico mesto sorriso quirinalizio di chi lo ha preceduto nell'incarico, tra due ali di astanti che, al suo passaggio – pure nella compostezza propria della circostanza - compiono furtivamente l'osceno ma ben conosciuto rituale apotropaico. 
Si dispensa dalle visite

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