giovedì 12 marzo 2015

Il Galatino anno XLVIII n° 5 del 13 marzo 2015

Iu spic inglisc? Ies, nu pic

Quando una legge viene titolata in inglese, la fregatura per il Popolo Sovrano è assicurata. Chiamare “Jobs Act” la facoltà di licenziare un dipendente, spacciando la misura come un provvedimento per incrementare l'occupazione, è arlecchinata tipicamente italiana. Come pure affermare che la “Spending Review” sia finalizzata al migliore utilizzo delle risorse economiche, può configurare il reato di abuso della credulità popolare. Certo l'inglese è diffuso così capillarmente che non sorprende sentirlo parlare dovunque ed a sproposito. Questo avviene qui, come in ogni colonia dove lingua e cultura del conquistatore siano imposte per cancellare ogni traccia di civiltà locale. Si resta però alquanto perplessi per l'uso disinvolto di un idioma straniero da parte di soggetti che ingaggiano violente colluttazioni con la grammatica della loro stessa lingua. L'inglese casareccio, molto gestuale, di alcuni personaggi può essere oggetto di commenti ironici e causa di comicità involontaria: come dimostra il ragazzotto fiorentino a colloquio con giornalisti stranieri e, prima di lui, quel Rutelli - accidentale ministro del turismo in qualche governo sgarrupato - alle prese con la pubblicità istituzionale. Sul cui intervento è bene chiudere un orecchio, anzi entrambi, e tacere pietosamente sul risultato ottenuto. Con tali fulgidi esempi, anche la comare Pippi de sotta 'lli Crutti può, a buon diritto, chiedere al suo negoziante “Ginu, dammi lu sciampu Niù Dimenscio”, traslitterazione dell'esotico “New Dimension”.

Oppure un assessorato - che voglia dimostrarsi “up-to-date” - far pubblicare un manifesto relativo all'assistenza domiciliare chiamandola “Home Care Premium 2015”. Con l'assoluta certezza che gli interessati, ovvero anziani non autosufficienti, avranno compreso modalità e fine della delibera. Sì, ovviamente. Anzi, obviously.

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