Essere cittadini della Comunità Europea fa godere di privilegi indiscutibili. Non è necessario il passaporto per muoversi tra gli Stati, spendiamo una forte e stabile moneta unica, gradita anche nel Regno Unito dove sino a ieri la sterlina di Sua Maestà non ammetteva concorrenti. Il cambio favorevole col dollaro ci rende conveniente persino viaggiare e comprare negli Stati Uniti... avendone la possibilità.
Già, perchè il punto è proprio questo: il nostro potere d'acquisto è aumentato o diminuito con l'avvento dell'euro?
Torna d'attualità il testo di un vecchio motivetto napoletano: "E' arrivato Natale, nun tengo denaro...".
Obiettivamente, si riscontra un posizionamento verso il basso del livello economico dei cittadini. La crisi non impensierisce i pochi ricchi fortunati: il jet set mantiene un tenore di vita pari o superiore al passato. C'è poi una classe media che, in un modo o nell'altro, resta in equilibrio come prima. Il problema si pone per la precarizzata piccola borghesia, diventata piccolissima perchè quasi inclusa, per reddito e consumi, nel ceto povero, quello ai limiti di sussistenza. E' una conseguenza sia della globalizzazione, sia della delega sulle scelte economiche importanti trasferita da Roma a Bruxelles, dove tutti sappiamo ci si limiti a ratificare le decisioni di Francoforte, sede della Banca Centrale Europea.
Siamo parte di un'entità sovranazionale monetaria-economica, non ancora politica, è la finanza a decidere per i governi. Ed ha stabilito che da noi l'economia sarà principalmente terziario: in Italia avranno un ruolo marginale l'agricoltura e l'industria. Ne consegue che sono destinati a diminuire di numero ed importanza i contadini e gli operai, ma anche i piccoli commercianti: vittime sacrificali di una globalizzazione non scelta ma subita. Prospettiva che a me non piace.
Interi settori sono allo stremo per la concorrenza dei produttori orientali e per la grande distribuzione, ma anche a causa delle banche che chiudono i rubinetti del credito alle imprese medio-piccole; ad esempio, in altri Paesi che non fanno parte della Comunità Europea, lo Stato sovvenziona generosamente gli agricoltori, riconoscendo loro una funzione che va oltre il mero dato economico e produttivo, ma che interessa anche l'ecologia del territorio e la tenuta del patto sociale. Siamo lontani anni luce dalle politiche comunitarie che guardano soltanto ai bilanci redatti secondo i parametri di "Basilea 2"...
Però un "grazie" a questa lontana, algida Europa dei banchieri lo diciamo ugualmente. Nel taschino interno della giacca, all'altezza del cuore, finalmente oggi il nostro portafoglio più leggero non blocca il fluire di sentimenti sinceri, l'intrecciarsi di evolute relazioni umane, slegate dall'interesse. Ci hanno detto che disponendo di poco, vile denaro siamo tutti più buoni, e noi non possiamo non inchinarci a questa filosofia nuova che sposa pauperismo e grande capitale, conciliando arditamente S. Francesco e Luca di Montezemolo.
Resta solo da verificare se la strabiliante teoria sia applicabile erga omnes, o se chi predica rigore sia il solito privilegiato in auto blu. E' certo che in Italia siamo sempre "poveri ma belli", griffati da capo a piedi ma senza un centesimo in tasca.
Ci private dello sfrenato shopping natalizio, croce e delizia degli anni del boom economico, lo fate per senso etico, vero governatore Mario Draghi? Ma lasciateci almeno due euretti per il panettone.
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