Caro Babbo Natale,
non è un bambino che Ti scrive, ma una città piccola. Galatina ha una lista di regali che vorrebbe trovare sotto l’albero.
Mandami, Te ne prego, tanta salute per i miei Cittadini. Non voglio che vecchi e giovani si ammalino più per motivi che nessuno ha il coraggio di dire apertamente. Questo è il primo desiderio.
Il secondo è per un centro antico rispettato. Vuol dire chiusura al traffico passante, ma anche eliminazione dei cavi elettrici e telefonici che deturpano le facciate di chiese e palazzi antichi; vuol dire oscuramento delle insegne al neon; vuol dire pulizia, ordine e decoro di giorno e di notte. Vuol dire vivibilità, per i suoi residenti e per i nuovi arrivati, turisti di passaggio ed immigrati di lusso che acquistano case in centro.
Poi vorrei maggior cura per gli ingressi in paese dai quattro punti cardinali. L’impressione non sia quella dei bordi polverosi di un’oasi nel Sahara, piuttosto il senso compiuto del “Benvenuti a Galatina”. E quindi strade perfettamente asfaltate, fioriere e segnaletica precisa che diano un assaggio della nostra accoglienza a chi arriva. Non pretendo neanche più, caro Babbo Natale, i ponti o sottopassi ai binari delle Ferrovie del Sud Est: me li hanno promessi troppe volte, non m’illudo ancora di poterli mai ottenere. Mi chiamo Galatina, non Maglie o Gallipoli. Il mio Santo in Paradiso ha nome Pietro, S. Raffaele e S. Massimo proteggono altre contrade.
Vorrei le strutture pubbliche, il museo, la biblioteca, la Basilica ed ogni altro polo d’interesse turistico e culturale, aperte in orari comodi e rispettosi delle esigenze dei fruitori.
Vorrei un teatro. Si, proprio un teatro dove poter assistere ad una commedia, un recital di poesia, un concerto dal vivo…e magari anche un bel veglione, come quelli grandiosi che mi davano lustro negli anni 60. Un bel “Nuovo Cavallino Bianco”.
Infine vorrei un “tavolo” dove possano sedersi e parlare di cose serie, pulite, concrete, gli uomini e le donne onesti e per bene che in questi anni si son tenuti lontani dalla gestione della cosa pubblica, timorosi di vedersi accomunati ai troppi mestieranti della politica. Vorrei venisse da quel tavolo un progetto per frenare l’esodo dei giovani cervelli e delle attività di questo Paese.
Scusami, forse Ti chiedo troppo, e so che Tu miracoli non ne fai. Allora esaudisci, se puoi, soltanto due desideri: in vista dei prossimi “ludi cartacei” del marzo 2010, mi accontento della prima e dell’ultima richiesta che Ti ho fatto.
Grazie, caro Babbo Natale.
Tua Galatina
non è un bambino che Ti scrive, ma una città piccola. Galatina ha una lista di regali che vorrebbe trovare sotto l’albero.
Mandami, Te ne prego, tanta salute per i miei Cittadini. Non voglio che vecchi e giovani si ammalino più per motivi che nessuno ha il coraggio di dire apertamente. Questo è il primo desiderio.
Il secondo è per un centro antico rispettato. Vuol dire chiusura al traffico passante, ma anche eliminazione dei cavi elettrici e telefonici che deturpano le facciate di chiese e palazzi antichi; vuol dire oscuramento delle insegne al neon; vuol dire pulizia, ordine e decoro di giorno e di notte. Vuol dire vivibilità, per i suoi residenti e per i nuovi arrivati, turisti di passaggio ed immigrati di lusso che acquistano case in centro.
Poi vorrei maggior cura per gli ingressi in paese dai quattro punti cardinali. L’impressione non sia quella dei bordi polverosi di un’oasi nel Sahara, piuttosto il senso compiuto del “Benvenuti a Galatina”. E quindi strade perfettamente asfaltate, fioriere e segnaletica precisa che diano un assaggio della nostra accoglienza a chi arriva. Non pretendo neanche più, caro Babbo Natale, i ponti o sottopassi ai binari delle Ferrovie del Sud Est: me li hanno promessi troppe volte, non m’illudo ancora di poterli mai ottenere. Mi chiamo Galatina, non Maglie o Gallipoli. Il mio Santo in Paradiso ha nome Pietro, S. Raffaele e S. Massimo proteggono altre contrade.
Vorrei le strutture pubbliche, il museo, la biblioteca, la Basilica ed ogni altro polo d’interesse turistico e culturale, aperte in orari comodi e rispettosi delle esigenze dei fruitori.
Vorrei un teatro. Si, proprio un teatro dove poter assistere ad una commedia, un recital di poesia, un concerto dal vivo…e magari anche un bel veglione, come quelli grandiosi che mi davano lustro negli anni 60. Un bel “Nuovo Cavallino Bianco”.
Infine vorrei un “tavolo” dove possano sedersi e parlare di cose serie, pulite, concrete, gli uomini e le donne onesti e per bene che in questi anni si son tenuti lontani dalla gestione della cosa pubblica, timorosi di vedersi accomunati ai troppi mestieranti della politica. Vorrei venisse da quel tavolo un progetto per frenare l’esodo dei giovani cervelli e delle attività di questo Paese.
Scusami, forse Ti chiedo troppo, e so che Tu miracoli non ne fai. Allora esaudisci, se puoi, soltanto due desideri: in vista dei prossimi “ludi cartacei” del marzo 2010, mi accontento della prima e dell’ultima richiesta che Ti ho fatto.
Grazie, caro Babbo Natale.
Tua Galatina
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