martedì 8 dicembre 2009

8 Dicembre 2009 - Maxima debetur puero reverentia

Maxima debetur puero reverentia. Così Giovenale, quasi 2000 anni fa.
E' opportuno chiedersi cosa sia rimasto di quel precetto pedagogico, alla luce di cronache recenti che raccontano l'orrore di bambini vittime di violenza. Qualcuno afferma con ragione che una società che non rispetti e sappia proteggere le nuove generazioni, cioè il suo futuro, non ami sè stessa e sia destinata ad estinguersi.
Aspettiamo torni a mostrarsi un Bambino, portatore di speranza nella realizzazione del mondo nuovo. Incarnazione di un messaggio universale ed eterno, patrimonio del credente come dell'agnostico, quando interiormente predisposti secondo quella umanità in cui spirito ed intelletto siano conventio ad unum.
L'età porta ragione e ponderatezza, ma anche rispetto per i simboli e per le manifestazioni di una Fede che da giovani ci è stata spesso spiegata con sufficienza come superstizione irrazionale. Siamo stati allievi di cattivi maestri ma, assicura la saggezza popolare, il tempo è galantuomo.
Di questa evoluzione personale rendo testimonianza ricordando un remoto episodio natalizio che risale alle stagioni di una gioventù irridente anche oltre il consentito. Un giornale satirico allora in auge, il Male, distribuiva equamente vignette velenose tanto ai politici quanto alla Chiesa di Paolo VI. Quell'umorismo urticante avevamo fatto nostro, pure indirizzandolo verso bersagli impropri, incuranti dell'ammonizione a non scherzare coi Santi. Ancora porta i graffi del nostro dileggio un compagno di quei giorni il quale, con sommo sprezzo del pericolo, proprio all'ultimo anno del liceo ebbe l'idea balzana di impersonare S. Giuseppe in un presepe vivente.
L'interpretazione un pò statica e compunta del falegname di Nazareth non gli valse una candidatura per il premio teatrale Pirandello...perchè in seguito il malcapitato, incontrandoci in piazza, si vide salutare non con un "ciao" amichevole, ma col gesto che i nostri vecchi usano verso le immagini sacre: la mano ad imbuto portata alle labbra, a simulare un gesto di devozione.
Ora è tempo di acquietare lo spiritaccio pasquiniano: a Lei Professore, agli Amici di Galatina.it, alle Vostre famiglie, il mio augurio affettuoso di serenità e pace.

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