Fenomenologia del tamarro
Chi è il tamarro? In quanti e quali modi emerge la coattitudine?
Potrebbero sembrare questioni di secondaria importanza, al confronto con argomenti esiziali per la corretta, fisiologica evoluzione del dibattito culturale, quali ad esempio la natura dei rapporti intercorrenti tra un Premier europeo ed alcune giovani dall’approccio veloce e disinibito, accidentalmente definite Ministro. Ricerca di profilo alto e nobili intenti in cui tabloid scandalistici fanno scuola e dottrina, non avendo emuli degni di tanto esempio, ma entusiasti esegeti televisivi a Rai 2.
Opportuno in questa sede limitare invece lo studio alla diffusione, non più underground, della cultura burina, che imperversa sui media, nelle scuole, per strada: lo ‘nzallo è tra noi, ed è organismo biologico di prolificità esponenziale. Pervade ogni spazio, efficace come un estintore soffoca ogni fiammella d’ intelligenza.
Quando definiamo kitsch la nostrana ‘nzalleria, le attribuiamo con l’abusato vocabolo germanico una patente di eccellenza culturale, un ipotetico valore rivoluzionario. È sovrappiù di giudizio, perché poniamo lo zambaro su un piedistallo, trasformiamo il tristo figuro in un fervido innovatore dei costumi, un dannunziano ante litteram. È il buzzurro che diventa celebrità televisiva da seminario mariano (inteso come “Amici di Maria”), maestro del pensiero debole e del cogitare malaticcio, esponente ultimo della “cultura popolare”. L’eloquio incerto, meglio descritto come raffica di fonemi indistinti, pone il tamarro al gradino più basso nelle capacità comunicative tra gli esseri viventi, allo stesso livello dell’ameba primordiale.
Ha suoi canoni estetici, possiede codici comportamentali il soggetto truzzo, che ci consentano di riconoscerlo al primo sguardo? Oppure ci si deve affidare al fiuto, al personale gusto del bello? Potrebbe essere il giovane alla guida di un catorcio anni ’80, trasformato in discoteca ambulante da 2000 watt e 200 decibel, gioia dei nostri pomeriggi estivi che vorremmo dedicare alla siesta. Se dubitiamo, con ragione, che dietro gli occhiali con montatura bianca, stile Lina Wertmuller, conduca vita stentata una decina di sinapsi sopravvissute alla nevicata quotidiana, tratteniamoci però dall’invitare il ragazzo a trasferirsi lontano, per la delizia di altrui timpani, magari al mare, alle “Canne”. L’esortazione potrebbe essere scambiata per una fraterna offerta di “fumo”. Non ci resta allora che armarci di tamburello e partecipare obtorto collo all’improvvisato taranta party nel giardinetto pubblico dietro casa.
Che sia forse incarnato dal politico locale, avvezzo a trasformismi degni del miglior Fregoli, passato indenne ed inaffondabile tra innumerevoli naufragi amministrativi? Quello che abbia partecipato a mille e più battaglie politiche, sotto altrettante bandiere, ma in nome della coerenza e di un fantomatico ma sempre invocato bene collettivo? Si mostrerebbe in quel caso la figura nota del milordino di partito in blazer blu, recante un pelo sullo stomaco di non comune lunghezza.
Ma non si creda che la tamarraggine sia fenomeno esclusivamente locale: si legge infatti di un episodio verificatosi di recente a Kaltein, ameno paesino del Sud Tirolo. È avvenuto dunque che tale Frau Dietlinde, bauerin (allevatrice) del luogo, sia stata eletta al Gemeinderat (consiglio comunale). Smesso il tradizionale dirndl di lana grezza verde, la signora ha indossato vestiti griffati ed ha preso il posto assegnatole. Le cronache però riferiscono che, venuti meno alcuni voti di coalizione per una figura importante da lei suggerita, la virago si sia esibita contro i suoi stessi alleati in una performance più adatta alle odorose stalle montane che alla severità del luogo e del ruolo istituzionale: incarnando il prototipo della turbonzalla teutonica.
Con grandissimo imbarazzo dei presenti e del Bürgermeister (sindaco), che descrivono persona pacata e ragionevole.
Questo è avvenuto, caro Professore, tra ridenti pascoli dolomitici, giammai nella nostra elegante Galatina.
Cordialmente La saluto,
Pasquino Galatino
Chi è il tamarro? In quanti e quali modi emerge la coattitudine?
Potrebbero sembrare questioni di secondaria importanza, al confronto con argomenti esiziali per la corretta, fisiologica evoluzione del dibattito culturale, quali ad esempio la natura dei rapporti intercorrenti tra un Premier europeo ed alcune giovani dall’approccio veloce e disinibito, accidentalmente definite Ministro. Ricerca di profilo alto e nobili intenti in cui tabloid scandalistici fanno scuola e dottrina, non avendo emuli degni di tanto esempio, ma entusiasti esegeti televisivi a Rai 2.
Opportuno in questa sede limitare invece lo studio alla diffusione, non più underground, della cultura burina, che imperversa sui media, nelle scuole, per strada: lo ‘nzallo è tra noi, ed è organismo biologico di prolificità esponenziale. Pervade ogni spazio, efficace come un estintore soffoca ogni fiammella d’ intelligenza.
Quando definiamo kitsch la nostrana ‘nzalleria, le attribuiamo con l’abusato vocabolo germanico una patente di eccellenza culturale, un ipotetico valore rivoluzionario. È sovrappiù di giudizio, perché poniamo lo zambaro su un piedistallo, trasformiamo il tristo figuro in un fervido innovatore dei costumi, un dannunziano ante litteram. È il buzzurro che diventa celebrità televisiva da seminario mariano (inteso come “Amici di Maria”), maestro del pensiero debole e del cogitare malaticcio, esponente ultimo della “cultura popolare”. L’eloquio incerto, meglio descritto come raffica di fonemi indistinti, pone il tamarro al gradino più basso nelle capacità comunicative tra gli esseri viventi, allo stesso livello dell’ameba primordiale.
Ha suoi canoni estetici, possiede codici comportamentali il soggetto truzzo, che ci consentano di riconoscerlo al primo sguardo? Oppure ci si deve affidare al fiuto, al personale gusto del bello? Potrebbe essere il giovane alla guida di un catorcio anni ’80, trasformato in discoteca ambulante da 2000 watt e 200 decibel, gioia dei nostri pomeriggi estivi che vorremmo dedicare alla siesta. Se dubitiamo, con ragione, che dietro gli occhiali con montatura bianca, stile Lina Wertmuller, conduca vita stentata una decina di sinapsi sopravvissute alla nevicata quotidiana, tratteniamoci però dall’invitare il ragazzo a trasferirsi lontano, per la delizia di altrui timpani, magari al mare, alle “Canne”. L’esortazione potrebbe essere scambiata per una fraterna offerta di “fumo”. Non ci resta allora che armarci di tamburello e partecipare obtorto collo all’improvvisato taranta party nel giardinetto pubblico dietro casa.
Che sia forse incarnato dal politico locale, avvezzo a trasformismi degni del miglior Fregoli, passato indenne ed inaffondabile tra innumerevoli naufragi amministrativi? Quello che abbia partecipato a mille e più battaglie politiche, sotto altrettante bandiere, ma in nome della coerenza e di un fantomatico ma sempre invocato bene collettivo? Si mostrerebbe in quel caso la figura nota del milordino di partito in blazer blu, recante un pelo sullo stomaco di non comune lunghezza.
Ma non si creda che la tamarraggine sia fenomeno esclusivamente locale: si legge infatti di un episodio verificatosi di recente a Kaltein, ameno paesino del Sud Tirolo. È avvenuto dunque che tale Frau Dietlinde, bauerin (allevatrice) del luogo, sia stata eletta al Gemeinderat (consiglio comunale). Smesso il tradizionale dirndl di lana grezza verde, la signora ha indossato vestiti griffati ed ha preso il posto assegnatole. Le cronache però riferiscono che, venuti meno alcuni voti di coalizione per una figura importante da lei suggerita, la virago si sia esibita contro i suoi stessi alleati in una performance più adatta alle odorose stalle montane che alla severità del luogo e del ruolo istituzionale: incarnando il prototipo della turbonzalla teutonica.
Con grandissimo imbarazzo dei presenti e del Bürgermeister (sindaco), che descrivono persona pacata e ragionevole.
Questo è avvenuto, caro Professore, tra ridenti pascoli dolomitici, giammai nella nostra elegante Galatina.
Cordialmente La saluto,
Pasquino Galatino
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