domenica 19 settembre 2010

Signor Presidente - 19 Settembre 2010

Signor Presidente,
Noi non festeggiamo. Non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo celebrare “questa” unità, per rispetto alla memoria dei nostri Martiri: le centinaia di donne, uomini, vecchi e bambini massacrati in una guerra non dichiarata, con una annessione subita e non richiesta. Un secolo e mezzo, signor Presidente, non cancella l’orrore. La Verità è un fiume sotterraneo, scorre in profondità ma torna sempre in superficie.
Uno Stato sovrano, ottimamente amministrato con poche e ferme leggi, con appena 5 tasse leggere; uno Stato in cui il rapporto tra i cittadini ed il loro Re era improntato a rispetto, amore e giustizia; uno Stato che era tra i migliori in Europa per bilancio e sviluppo economico, per rivoluzionari esperimenti sociali molto in anticipo sui tempi (S.Leucio Le ricorda qualcosa?); uno Stato pacifico con i suoi vicini, non colonialista, ma pronto a difendersi dalle aggressioni esterne se portate lealmente: ciò che non successe nel 1860, quando uno piccolo regno indebitato e sempre sconfitto nella sua storia, con menzogne e sobillazioni massoniche partite dall’Inghilterra (per suoi interessi) fu da questa finanziato e spinto all’invasione. Le ricchezze del Regno delle Due Sicilie ripianarono i debiti dei Savoia e dei loro Ministri, i celebrati “eroi” risorgimentali…permetteteci un sorriso ironico. Il nome Cialdini Le rammenta per caso delle stragi di civili a Pontelandolfo e Casalduni? O solo Marzabotto, Kappler e Raeder sono infamie da commemorare? Avete chiamato “Re Galantuomo” un donnaiolo indebitato, usurpatore di un Regno non suo ma di quello che chiamava “caro cugino”; avete deriso “Franceschiello”, il giovane Sovrano che insieme alla moglie diciottenne difese sino all’ultimo la sua Gente, combattendo sugli spalti di Gaeta coi suoi soldati. Un gigante della Storia se paragonato al penultimo Re Savoia, che abbandonò la Capitale invasa per Brindisi…Quella dinastia di usurpatori, Signor Presidente, si è evoluta nel tempo: il migliore di tutti è il suo ultimo esponente, un fatuo giovanotto che appare alla TV di Stato, pagato col nostro canone.
Noi ricorderemo il lager di Fenestrelle (20000 soldati deportati e lasciati morire di stenti), la nostra Resistenza (che Voi chiamate brigantaggio), la nostra diaspora (i 20 milioni di emigranti che pagarono tasse pesantissime persino per lasciare questo “paradiso” che era la nuova Italia). Stupisce che un Meridionale, un napoletano di nome e d’origine come Lei, non riconosca ed assimili queste tragedie ai lager nazisti, alla Resistenza che definite fondamento di questa Repubblica, alla Shoah che ricordate nelle scuole: sono tragedie troppo lontane nel tempo, oppure fastidiose incrinature nella Turris Eburnea in cui vive oggi la nomenklatura italiana? In quella torre, Signor Presidente, oggi abitano insieme a Lei delle persone che dicevano di volere la secessione (ed i loro spregevoli ascari nostri conterranei). È fin troppo evidente che si trattava di un trucco per continuare a sfruttare il Sud: e dispiace che anche un solo centesimo delle tasse meridionali contribuisca a finanziare la “scuola padana” della signora Bossi, mentre non è certo che molte Università del Sud quest’anno possano iniziare i corsi (grazie on. Gelmini!). Le potremmo raccontare di questo Meridione inquinato da rifiuti “allogeni” (nordisti non si può dire) ed invaso da impianti “ecologici” per la produzione di energia da fonti alternative, le cui società di gestione sono tutte in Lombardia e Piemonte (dove poi vanno gli utili); Le potremmo dire delle industrie meridionali privatizzate, spezzettate e vendute ad imprese del Nord o straniere, giusto per il tempo di ottenere finanziamenti e poi chiuse mettendo sul lastrico centinaia di famiglie. Le potremmo persino raccontare delle associazioni mafiose i cui proventi fanno la fortuna di tante imprese del Nord. Noi invece ricordiamo i nostri Eroi morti combattendo le mafie, sindacalisti, magistrati e sindaci.
Ma sappiamo, Signor Presidente, che Lei non leggerà mai queste righe. Né vogliamo disturbare il clima di festa (alquanto fasullo ed ipocrita, ci permetta di dire). Sappiate però che a dissentire siamo tantissimi, e cresciamo di numero giorno per giorno. Abbiamo idee politiche le più diverse, anche opposte, ma ci unisce l’origine, e l’amore ed il rispetto per il nostro Sud: ci chiamiamo “Compatrioti”, tra Noi. Vi guardiamo in silenzio (per adesso), sappiamo che la nostra idea per un nuovo Meridione autonomo avrà successo, non subito ma sicuramente.
Allora celebrate questa “vostra” unità, figlia di una menzogna plurisecolare, spendete pure quei fondi per medaglie e striscioni, commemorazioni e sfilate di bersaglieri. Noi, da parte nostra, reciteremo con l’indimenticato Mario Merola “Felicissima sera, a tutti ‘sti signure ‘ncravattate”: non Vi appaia irrispettoso, Signor Presidente. Ma, se possibile, lasciateci in pace.

1 commento:

  1. Grazie per questo splendido articolo accorato che rivendica diverità e giustizia.

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