venerdì 15 ottobre 2010

Il Galatino anno XLIII n° 16 del 15 Ottobre 2010

E venne lo straniero
Ho un ricordo vivido nella memoria: l’immagine di mio padre con in mano un pacchetto verdino di Nazionali Esportazione, appena acquistato allu Bomba per 200, forse 300 lire. Uno strappo quadrato sul lato superiore della confezione, poi un colpetto secco alla base: fuori due o tre sigarette, il cerino ne accende una in volute di fumo azzurro.
Il tabacco venne introdotto nel Salento nella prima metà del 1800 dai Borbone (che il Signore li abbia in gloria) con ottimi risultati, visto che la nostra produzione di Perustitza ed Erzegovina ha sempre goduto di grande apprezzamento. Molte famiglie hanno vissuto più che dignitosamente della coltivazione di questa pianta; intorno a questa attività gravitava un indotto di Consorzi Agrari, rivenditori di prodotti per l’agricoltura, autotrasportatori; ed infine, ultimo ma non ultimo, veniva il ciclo della trasformazione, nel grande complesso della Manifattura Tabacchi. Possiamo affermare senza paura di esagerazioni che migliaia di Salentini erano occupati nel comparto che oggi a Lecce si chiude ingloriosamente.
Poi venne il 1992. Sul panfilo reale inglese Britannia, alcuni economisti di spicco italiani, allevati alla scuola delle banche d’affari Goldman Sachs, Lehman Brothers e simili altri grassatori in gessato blu, incontravano esponenti della grande finanza internazionale, con l’obiettivo della svendita e passaggio del patrimonio pubblico nazionale in mani straniere, in nome di quel dogma intangibile chiamato globalizzazione. Tra quegli economisti italiani, Prodi e Draghi, poi gratificati con incarichi di grande prestigio, come sappiamo. Era il periodo tragico di Mani Pulite: nessuno ancora oggi è in grado di spiegare quale regia occulta ci fosse dietro quei fatti (qualsiasi cosa in contrario affermi Di Pietro), e perché soltanto alcuni politici furono duramente colpiti ed altri invece no. Tra i caduti in disgrazia, proprio quelli che si opponevano alla cessione dell’impresa pubblica in mani private e straniere.
Il resto è cronaca dei nostri anni. La maggior parte delle aziende cedute ha cessato l’attività, dopo aver incamerato congrui contributi statali ed europei per cosiddette “ristrutturazioni aziendali”, che altro non sono che il trasferimento della produzione in paesi dove il costo del lavoro è infimo, la messa in cassa integrazione dei lavoratori e pingui bonus per i manager per chiudere in bellezza.
Quanto tutto questo sia convenuto alla finanza nazionale e locale, lo lascio intuire a chi legge. Ormai dovremmo aver capito che dove interviene il capitalismo internazionale di carta ed i suoi ascari italiani, non c’è rispetto per la dignità umana ed il lavoro.
Un’ultima nota umoristica: nel PD in difficoltà c’è chi pensa di richiamare il Professor Prodi quale “salvatore della Patria”. È evidente che, dopo i danni fatti all’occupazione ed all’economia italiane, si ritiene di dovergli far completare l’opera nel partito.

Nessun commento:

Posta un commento