Odi et amo (Catullo)
Amo questa Città. Amo le strade ed i palazzi del centro antico, vestigia di un superbo passato neanche tanto lontano, sviluppati armoniosamente nei secoli. In omaggio a quella rinascimentale legge antropocentrica non scritta ma osservata in silenzio che pone l’Uomo al centro della natura. Rifletto che non c’è iato tra campagna circostante e centro abitato, c’è un continuum in cui la natura generosa della nostra terra rivive nell’hortus conclusus che è il giardino interno del palazzo, anche luogo elettivo dello spirito, in interiore homine fattosi architettura urbana. Mi piace immaginare i grandi che hanno calpestato queste chianche, in un tempo in cui qui pure si poteva eccellere nelle arti e nelle scienze, ed essere profeti in patria.
Amo persino le contraddizioni estreme che vive questo Paese incapace di realizzare pienamente le sue potenzialità, scettico fino alla crudeltà coi suoi figli più capaci. Quelli rimasti caparbiamente a sgobbare a testa bassa per sé stessi e per la gloria del luogo, magari rinunciando a carriere prestigiose e guadagni lontano da casa. Quelli ingenuamente protesi a rendere fruibile ed umana una piazza, e dirla civile sarebbe offensivo per chi dissente, pur con un’idea criticabile ed opinabile quanto si voglia. Quelli che con entusiasmo parlano ancora di arte, e la diffondono come il Verbo, nella Città in cui il fuoristrada sfiora il sagrato della Basilica senza vergogna alcuna. Che informano, e scuotono coscienze catatoniche. Che studiano la storia e le storie di Galatina e dei suoi Uomini e Donne per conservarne e perpetuarne memoria.
Riconosco che queste persone sono un motivo per restare qui, con loro condivido un idem sentire che è la fede irrazionale nel futuro della Città. Questo penso, ignorando cumuli di pattume abbandonato fuori orario ed auto parcheggiate ad mentulam canis tra le fioriere ancora luccicanti e già ricolme di rifiuti.
Antonio, Dante, Dino, Francesco, Gigi, Maestro Luigi, Rossano, Tommaso: un piccolo grazie a Voi ed ai tanti e tante cui chiedo scusa perché meriterebbero di essere ora gratificati con Voi. E grazie a Carlo, che presterà lo Zanichelli per tradurre questo pezzullo infarcito di citazioni latine, come un panettone di canditi.
Conosco metodi per farvi ridere, ma non stavolta. Pasquino non è homo omnium temporum.
Amo questa Città. Amo le strade ed i palazzi del centro antico, vestigia di un superbo passato neanche tanto lontano, sviluppati armoniosamente nei secoli. In omaggio a quella rinascimentale legge antropocentrica non scritta ma osservata in silenzio che pone l’Uomo al centro della natura. Rifletto che non c’è iato tra campagna circostante e centro abitato, c’è un continuum in cui la natura generosa della nostra terra rivive nell’hortus conclusus che è il giardino interno del palazzo, anche luogo elettivo dello spirito, in interiore homine fattosi architettura urbana. Mi piace immaginare i grandi che hanno calpestato queste chianche, in un tempo in cui qui pure si poteva eccellere nelle arti e nelle scienze, ed essere profeti in patria.
Amo persino le contraddizioni estreme che vive questo Paese incapace di realizzare pienamente le sue potenzialità, scettico fino alla crudeltà coi suoi figli più capaci. Quelli rimasti caparbiamente a sgobbare a testa bassa per sé stessi e per la gloria del luogo, magari rinunciando a carriere prestigiose e guadagni lontano da casa. Quelli ingenuamente protesi a rendere fruibile ed umana una piazza, e dirla civile sarebbe offensivo per chi dissente, pur con un’idea criticabile ed opinabile quanto si voglia. Quelli che con entusiasmo parlano ancora di arte, e la diffondono come il Verbo, nella Città in cui il fuoristrada sfiora il sagrato della Basilica senza vergogna alcuna. Che informano, e scuotono coscienze catatoniche. Che studiano la storia e le storie di Galatina e dei suoi Uomini e Donne per conservarne e perpetuarne memoria.
Riconosco che queste persone sono un motivo per restare qui, con loro condivido un idem sentire che è la fede irrazionale nel futuro della Città. Questo penso, ignorando cumuli di pattume abbandonato fuori orario ed auto parcheggiate ad mentulam canis tra le fioriere ancora luccicanti e già ricolme di rifiuti.
Antonio, Dante, Dino, Francesco, Gigi, Maestro Luigi, Rossano, Tommaso: un piccolo grazie a Voi ed ai tanti e tante cui chiedo scusa perché meriterebbero di essere ora gratificati con Voi. E grazie a Carlo, che presterà lo Zanichelli per tradurre questo pezzullo infarcito di citazioni latine, come un panettone di canditi.
Conosco metodi per farvi ridere, ma non stavolta. Pasquino non è homo omnium temporum.
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