domenica 14 novembre 2010

I figli calano, le case crescono - 13 Novembre 2010

Gentile Professore,
l’amico Francesco parla di un fenomeno generale, quello del calo demografico, a Galatina più accentuato che altrove. Vorrei commentare che qui forse abbiamo ascendenze britanniche (“niente sesso, siamo inglesi”), se la battuta non fosse scontata e poco umoristica.
Dico la mia: l’Italia è il paese occidentale con la minore natalità (1,3 figli per donna in media), includendo persino l’alta prolificità dell’immigrazione. Le cause sono note, in primis politiche sociali sfavorevoli verso la famiglia e le madri lavoratrici. La scarsissima attenzione alla famiglia è costante comune ai governi di ogni tempo e colore, mitigata a volte con provvedimenti degli enti locali, in special modo nelle regioni del centro-nord che dispongono di maggiori risorse.
Galatina non fa eccezione e le amministrazioni succedutesi nella nostra città, in più e peggio di altri comuni vicini, da molti anni non sono riuscite ad attrarre investimenti per iniziative non effimere, favorire sviluppo ed occupazione sia intellettuale che manuale e quindi incremento demografico.
Il paradosso galatinese è questo: a quanto è dato di vedere, in una città decresciuta per popolazione e perciò meno bisognosa di alloggi, si continua forsennatamente a costruire occupando suolo sottratto alla natura; quando sarebbe più intelligente ed ecologicamente rispettoso del territorio restaurare e rivitalizzare l’abitato storico. Ma qui ci avventuriamo nell’inesplorata giungla della lobby edilizia locale, una vegetazione intricata e lussureggiante di interessi e turnisi. Ed io, che non sono il Sandokan di via D’Enghien, lascio ad altri pirati il gusto di affrontare questo mistero salgariano.
Saluti cordiali.

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