Ci vorrebbe la prosa distaccata di Moravia per raccontare il tipo umano impermeabile alle vicende esterne al proprio “particulare”, la visione asettica dell’entomologo mostrata ne “Gli indifferenti”. Quell’umanità che oggi assiste alla tragedia giapponese, come alle invenzioni della CIA che chiamano rivoluzioni democratiche, senza moti dell’animo, con l’identica maschera facciale e la stessa partecipazione esibite davanti al format televisivo serale.
Va peggio invece a quei pochi che assorbono il malessere universale come spugne psichiche e lo interiorizzano, incapaci di metabolizzare. Pessimo difetto: si viene colti da nausea ed afasìa, disturbi fisici che colpiscono, ad esempio, chi si provasse ad analizzare freddamente i fatti di questi giorni. Eppure non dovrebbe sorprendere né meravigliare il profilo basso, anzi sotterraneo, da Lumbricus medius, tenuto dai nostri rappresentanti nella questione libica: esibizione indecente, nella consuetudine di voltafaccia e tradimenti da Regno di Sardegna, di cui questa Repubblica è erede diretta.
Il “volemose bbene”, l’atmosfera zuccherosa del centocinquantenario non aiuta di certo a smaltire la bile accumulata, l’umor nero o melanconia diagnosticato dal cerusico medievale; al contrario appesantisce e stufa la sequela di sbandierate e discorsi patriottici. Ci vorrebbe un diversivo allegro, un siparietto d’avanspettacolo: per fortuna lunedì c’è la prossima udienza a Milano.
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