giovedì 19 dicembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 21 del 19 dicembre 2024

 

“UFI” ed altre bufale natalizie

   Si moltiplicano negli Stati Uniti gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati nei cieli delle maggiori città. Si legge che la gente è in allarme e pronta ad imbracciare i fucili – come potrebbe essere diversamente nella nazione con più armi nel mondo? – per abbattere droni e UFO con le maniere spicce del vecchio West. Le autorità non spiegano e lasciano nel dubbio: gli alieni sbarcano in forze per imporre un nuovo ordine celeste ai prepotenti americani, oppure vanno via, in cerca di più accoglienti popolazioni?

   Nell’incertezza, siamo persuasi di alcune elementari verità. Se questo Natale l’alieno atterrasse a Galatina, dovrebbe trovare parcheggio per la sua luccicante navicella spaziale, ardua impresa anche per una civiltà superiore alla nostra. E poi curarsi, come tutti noi, dall’iperglicemia per l’abbuffata di cartellate e purceddhuzzi.

   Auguri!

sabato 7 dicembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 20 del 6 dicembre 2024

 

La Gerusalemme bidonata

 

   Presentato il programma natalizio della compagnia teatrale cittadina Petite ensemble des Bidonistes.

 

-         “Il Prometeo bidonato”, paralipomeni delle tragedie di Eschilo, venerdì 6 dicembre ore 18, arco di Porta Luce

-         Miles bidonosus”, atto unico ispirato al Miles gloriosus di Plauto, martedì 17 dicembre ore 20, arco di Porta Cappuccini

-         “Erminia tra i bidoni”, libera interpretazione in prosa dalla Gerusalemme liberata canto VII di Torquato Tasso, lunedì 23 dicembre ore 18, scalinata piazza S. Pietro

-         “Bidone in casa Cupiello”, adattamento in due atti dalla commedia di Eduardo De Filippo, lunedì 30 dicembre ore 18, villa piazza Alighieri

 

   Ingresso libero. La Cittadinanza è invitata a partecipare

venerdì 22 novembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 19 del 22 novembre 2024

 

Non multa sed multum

   Ricevo un verbale per eccesso di velocità: sottratta la tolleranza per il misuratore, ho superato di 1,1 kmh (uno-virgola-uno kilometri orari) il limite massimo stabilito per quel tratto. Nulla da recriminare, ho sbagliato. Ragione per cui pago il verbale, nei termini concessi per estinguere la multa al minimo della sanzione, 5 giorni. E pagoPA (si apprezzi la musicalità nel nome della “piattaforma digitale”) con animo sereno, essendo persuaso che il mio obolo modesto contribuisca in pur trascurabile parte alla manutenzione del manto stradale cittadino, che in termini di percorribilità, scorrevolezza e premura per gomme ed ammortizzatori, rivaleggia con le autobahn tedesche. Sia detto senza ironia alcuna, anzi con ammirazione per lo splendore del bilancio comunale, maggior beneficiario delle violazioni al Codice stradale.

sabato 9 novembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 18 del 8 novembre 2024

 

Piccola storia inquinata

 

   Nel lontano Regno di Ciuconia, nella regione di Somaria, v’erano un tempo due tranquille cittadine confinanti tra loro. Le cronache tramandano i loro nomi, Borgosole e Borgocivetta. Da tempo immemorabile i rapporti tra le due comunità erano improntati ad amicizia e benevola canzonatura; tanto che, come usava una volta, i paesani appellavano i loro vicini col soprannome. Traducendo alla buona, gli uni erano “tribù di mangiatori di gasteropodi”, gli altri “popolo vanesio dalle voluminose ed inutili guance”. L’idilliaca convivenza venne però incrinata da una vicenda che ora raccontiamo.

   Avvenne un giorno che il Duca di Borgosole, mosso da appetiti di cui mai si è conosciuta l’origine (allora ci fu chi disse fosse spinto da un’energia de fore), all’insaputa di tutti, persino dei suoi stessi consiglieri anziani ed addirittura della consorte, per caso fortuito consigliera anziana del Principe di Borgocivetta, dicevamo quel Signore concedesse che ai confini del suo paese, ma molto vicino alle ultime case del paese limitrofo, venisse allestito un grande forno di pattume. I cui fumi, a seconda dei venti, sarebbero volati ad appestare la già poco salubre, diremmo cementifera, atmosfera di Borgocivetta. Il fatto, trapelato dal Palazzo di Borgosole, provocò nei due paesini una sollevazione ed un vespaio di polemiche e accuse ai nobili Signori di entrambe le comunità (chiamati uno avido, pilatesco l’altro), di cui abbiamo cronaca nelle gazzette locali e nei pettegolezzi del Popolo: sedicente sovrano, mai decisore del proprio destino e, soprattutto, della propria salute.

   Nessuno ricorda come sia finita la storia. Una chiave di lettura ce la suggerisce Vespasiano Flavio (imperatore romano, I° sec. d.C.): “pecunia non olet”.

domenica 27 ottobre 2024

Il Galatino anno LVII n° 17 del 25 ottobre 2024

 

Anche noi, nel nostro piccolo

   Scrive Cesare Zavattini: “Quando a mezzogiorno preciso Kant usciva a prendere una boccata d’aria, i cittadini di Koenigsberg regolavano gli orologi: invece del colpo di cannone a Koenigsberg c’era il critico della ragion pura.”.

   Galatina, nel suo piccolo, vanta un critico della spazzatura. Puntuale, alle 6 del mattino di ogni giorno che Nostro Signore manda in terra, un anziano ferma la sua Seicento blu nei pressi di un giardino pubblico, scende e si guarda circospetto. In assenza di testimoni, apre quindi il bagagliaio dell’utilitaria e ne trae un sacchetto del supermercato pieno di pattume (non differenziato per tipologie) che provvede a lanciare, con encomiabile perizia balistica, nel cestino del parco. Il malloppo descrive una traiettoria secondo legge fisica del moto parabolico, insaccandosi perfettamente nel bidone. Assisto alla scena di nascosto e regolo alle ore 6 la sveglia di casa.

   Si potrebbe obiettare che questo genio salentino non sia una mente paragonabile al pensatore tedesco, ma non è il caso di sottilizzare: persino il nostro eroe del rumato potrebbe avere una sua egregia scuola di pensiero, che tracceremo col tempo e con lo studio, e di cui lasceremo imperitura memoria nei manuali di filosofia.

   Mi propongo di incontrarlo, prima o poi, e chiedergli: “Scusa, nunno, T’ARIcordi che anche tu paghi la TARI, la tassa sulla spazzatura? E allora, perché?”.

venerdì 27 settembre 2024

Il galatino anno LVII n° 15 del 27 settembre 2024

 

Scende la pioggia ma che fa

   Da che ho memoria, in Italia le alluvioni e gli altri eventi calamitosi costituiscono la conseguenza logica dell’incuria dell’ambiente naturale. Ho un ricordo indelebile dello straripamento dell’Arno a Firenze nel novembre 1966. Ero un bambino, però conservo vivide in mente le immagini della distruzione di biblioteche di tomi antichi e manoscritti, della perdita di testimonianze storiche di valore incalcolabile. Ovviamente più doloroso il bilancio in vite umane, 35 vittime secondo stime ufficiali della Prefettura di Firenze. Le migliaia di morti dei disastri successivi attestano la colpevole cecità delle istituzioni nei riguardi del problema della conservazione del territorio.

   Rammento questo per constatare un po’ tristemente che le “ultimative” assicurazioni di ogni governo sulla prevenzione del rischio ambientale sono lo spettacolo indecoroso a cui purtroppo assistiamo dopo ogni inondazione, frana o terremoto che sia, nauseati ed assuefatti alla solennità delle parole inversamente proporzionale alla concretezza delle azioni. Il motivo dell’immobilismo istituzionale è intuibile: fare prevenzione richiede programmi, verifiche continue, impiego di risorse economiche ingenti, ed abbraccia uno spazio temporale di decenni; perciò stesso, è misura politica scarsamente apprezzabile dal cittadino comune, senza ritorni elettorali immediati, fonte di ricadute positive tangibili solo dopo generazioni. A godere della manutenzione del territorio sono le classi di coloro che voteranno dopo 50 anni. Col cinico metro di giudizio di un politico contemporaneo, quelli in tema di ecologia sono atti di governo improduttivi.

   Meglio investire in panem et circenses e poi chiedere il voto. La questione ambientale non entra in cabina elettorale.

sabato 14 settembre 2024

Il Galatino anno LVII n° 14 del 13 settembre 2024

 

From Pompei with love

   Nei confronti di Gennarino Settebellezze, ministro dimissionario, registriamo a caldo due diversi atteggiamenti del pubblico maschile. Il primo è una malcelata invidia per il bruttino abile nel circondarsi di appariscenti compagnie femminili: conquiste imputabili, dice l’immaginario popolare, esclusivamente alla posizione di potere, dovendosi escludere un sex appeal non rilevabile ad una pur sommaria valutazione estetica. Il secondo sentiment verso il potente caduto in disgrazia è la commiserazione, tramutata spesso in accanimento, in attesa famelica di nuovi sviluppi mediatici sullo scandalo appena esploso; come del resto promette l’unica intervista televisiva rilasciata dalla signora “sedotta e abbandonata”, le affermazioni della quale lasciano intravedere ulteriori coinvolgimenti muliebri configuranti un harem ministeriale di cui, ad oggi 7 settembre, sfugge la consistenza numerica. In questa vicenda di fesso extraconiugale, chi rileva l’ennesima figuraccia delle istituzioni, dimentica però una tradizione italiana consolidata dal 1860.

   Tradizione ben dipinta dalla schietta volgarità del detto plebeo, precisamente quello che paragona la resistenza di un sottile particolare tricologico alla forza di trazione d’una fune intrecciata.

domenica 14 luglio 2024

Il Galatino anno LVII n° 13 del 12 luglio 2024

 

Come ti addomestico il dissenso

   È in corso la raccolta delle firme per l’indizione di un referendum abrogativo sulla legge per l’autonomia differenziata. L’iniziativa è supportata da un vasto fronte comprendente i partiti dell’opposizione, i sindacati CGIL e UIL e larga rappresentanza del mondo della cultura. Iniziative spontanee che sorgono dalla società civile, in seno alle comunità cittadine, come pure a Galatina, indicano che il tema è sentito ad ogni livello.

   L’azione referendaria è ascrivibile ad una concezione normativa in cui gli attori realizzano un potere sancito in Costituzione ma, a parere di chi scrive, spesso aggirato ex post nella realtà degli atti parlamentari, quando ritenuto necessario ammansire un pronunciamento popolare “scomodo”. Molte e significative prove si potrebbero addurre a conforto di questa opinione; non è questa la sede per farlo.

   Parallelamente, qualcuno guarda ad un futuro più o meno prossimo, con la disillusione propria di chi ha frequentato le stanze del potere romane e bruxellesi, sempre sorde alle istanze, ed indifferenti al malessere, del Sud Italia. Avendo constatato, sic stantibus rebus, che l’emancipazione salvifica del nostro Meridione non verrà mai da un’altruista concessione delle istituzionali nazionali ed (ancor meno) europee, alcuni intendono percorrere la via separatista indicata da molti, epigoni del meridionalista Nicola Zitara: progetto che oggi può apparire velleitario. L’esperienza catalana insegna come non ripetere errori fatali al buon esito dell’impresa muovendosi con intelligenza. Si vedrà dove e quando i protagonisti, che hanno la nostra simpatia, decideranno di uscire allo scoperto, e con quali mezzi straordinari.

   Se questa extrema ratio si volesse evitare, ma il Q.I. degli esponenti destroleghisti non induce a tanto ottimismo, si potrebbe cominciare col fondare una banca con azionariato, amministrazione e sede esclusivamente meridionali, a riparazione del furto con destrezza del compianto Banco di Napoli; o pretendendo per legge che la Cassa Depositi e Prestiti destini la raccolta del copioso risparmio meridionale ad opere pubbliche nelle sole Regioni del Sud Italia, con una conduzione specularmente contraria a ciò che avviene oggi. Ma soprattutto definendo ed attuando i mitologici LEP.

    Queste le prime, significative misure di una politica che tentasse di resuscitare un’unità nazionale di cui ha pedissequamente certificato il decesso la legge sull’autonomia differenziata. Per conformare invece un pericolante apparato burocratico al paradigma di Nazione scolpito nei manuali di geopolitica, bisogna sperare in un miracolo, che è articolo di fede: ma lo Stato è laico per definizione.

domenica 30 giugno 2024

Il Galatino anno LVII n° 12 del 28 giugno 2024

 

Alla prova dei fatti

   C’è stato un periodo della nostra storia in cui la politica praticata e vissuta ha avuto un ruolo importante nella società italiana, tanto pervasivo da imporre regole di comportamento nelle amicizie e persino nei rapporti familiari. Chi ha i capelli bianchi non dimentica, solo per portare un esempio, le sedute di autocoscienza in cui anche le dinamiche coniugali subivano un processo pubblico nei “collettivi”. Ricordo un episodio dei tempi del ginnasio (allora si chiamava così il biennio iniziale del liceo classico): un compagno di classe, dichiaratamente apolitico, venne abilmente indottrinato ed arruolato in una formazione giovanile di destra nel breve volgere di due o tre “giri di villa”. Salvo poi riacquistare autonomia di pensiero con lo spuntare dei denti del giudizio, pochissimi anni dopo.

   Questa favoletta morale, per ribadire il vecchio adagio che vorrebbe che si nasca rivoluzionari per morire conservatori. Si può irretire un ingenuo, deluso uditorio di elettori mostrandosi estremisti antieuropei, anti-NATO e sovranisti monetari, e conquistare in questo modo la maggioranza parlamentare. Ma il debutto al potere sui tappeti del Quirinale e delle sedi internazionali impone passi felpati (nonostante il tacco 12, che slancia un po’ la figura), misura nelle parole e negli atteggiamenti, atti di governo che abbiano ricadute positive. Il giudizio su un leader non risente dello sfarzo di un summit e dei suoi pranzi di gala, ma dall’andamento dei dati economici e dal prestigio internazionale di cui si gode. La storia, ancora magistra vitae, mostra che una politica a “conduzione familiare” (sorella, cognato, amici e collaboratori domestici) non ha mai portato lontano.

sabato 8 giugno 2024

Il Galatino anno LVII n° 11 del 7 giugno 2024

                                                            La pastetta fatta in casa

   La fusione dei comuni di Acquarica del Capo e Presicce risale a circa 5 anni fa, come conseguenza di un referendum popolare indetto qualche mese prima. La ragione principale di accorpamenti di questo tipo riposa nella necessità di razionalizzare le strutture amministrative, dare unica voce politica alle istituzioni locali e quindi “forza” nelle sedi decisionali.

   È un processo analogo a quello che, nel diritto commerciale, viene chiamato merger, fusione tra aziende. L’obiettivo è quello di snellire la catena societaria di comando, alleggerire le voci di bilancio relative ai costi ed acquisire maggiori quote di mercato.

   Vi sono cittadine confinanti in cui la decrescita demografica/economica imporrebbe un progetto sul modello di quello attuato nel Capo di Leuca. Le difficoltà insite in un progetto di questa portata, derivanti dalla differente consistenza numerica degli abitanti delle realtà interessate, potrebbero essere facilmente superate mostrando un po’ di buona volontà. Con maggiore possibilità di successo se, per caso fortuito, al tavolo dei lavori potessero incontrarsi rappresentanti dei diversi comuni coinvolti, ma membri dello stesso nucleo familiare, affiancati e motivati dagli stessi “danti causa” politici: una provvidenziale riunione di famiglia.

venerdì 10 maggio 2024

Il Galatino anno LVII n° 9 del 10 maggio 2024

 

Tanto va lo schiavo all’urna che si sente cittadino

   L’impianto dottrinale di molte religioni si fonda sulla promessa della futura beatitudine perenne, ricompensa ad un presente di sofferenza e privazioni fisiche e spirituali. Il devoto osservante offre le sue tangibili mortificazioni nell’ipotesi di un premio che verrà, ma “dopo”, non qui e non adesso. Pare di capire, potremmo sbagliare, che il presente indicativo non sia il tempo della gratificazione destinata al fedele. Passato (prossimo o remoto, poco importa) di peccato contro futuro (semplice, anteriore, non sappiamo) di redenzione eterna.

   Il problema si pone quando il periodo dell’afflizione della carne e della contrizione si espande a dismisura ed abbraccia quasi una vita intera: allora qualcuno, incerto nella fede, è portato chiedersi se il differimento della ricompensa, rimandata ad un domani ultraterreno, perciò non apprezzabile dai sensi, non nasconda il vecchio adagio salentino che vorrebbe “lu poi parente de lu mai”. Non abbiamo alcun titolo per confortare i dubbiosi o argomentare con i dogmatici incrollabili.

   Parliamo indegnamente di religione quando vorremmo disquisire di politica negli stessi termini. È prossima la consultazione elettorale europea. Si chiede una partecipazione corale, massiccia, ad un esame che lascia indifferente o apertamente ostile la maggioranza degli elettori italiani. Ovvio spiegarne i motivi: l’Europa unita e la sua moneta unica sono state reclamizzate come un paradiso terrestre, in cui tutti saremmo stati più ricchi lavorando meno (vero, onorevole professor Prodi?). La realtà mostra un esito specularmente contrario, in uno scenario in cui la BCE si sostituisce ai governi ed adotta misure impopolari e punitive per i comuni cittadini; misure che erano sinora di natura squisitamente politica. Ci è stato venduto il controllo invasivo delle nostre esistenze, salute in primis, attuato mediante severe limitazioni, come la panacea per le insicurezze portate dall’immigrazione, dalle nuove “provvidenziali” pandemie di incerta origine, dalle guerre vicine e lontane. Alcuni Capi di Stato già parlano senza censure della missione di contingenti armati nelle aree di crisi in Medio Oriente ed Europa Orientale, con l’ipocrita intestazione dell’intervento “umanitario”. Non meraviglia, quindi, che “la gente”, a cui tutti i politici dicono di ispirarsi, si senta tradita dalle istituzioni comunitarie tra le quali, purtroppo, il parlamento che si andrà ad eleggere è quella col minore potere decisionale. L’Europa delle élites appare oggi ben altro rispetto al disegno dei suoi teorici e padri fondatori, Altiero Spinelli in testa.

   Col favore dei finanziamenti di George Soros, “padre nobile” degli speculatori della lira italiana, opera un movimento che si appella +Europa, per sfacciataggine o masochismo non è dato sapere. Lo immaginiamo destinato a memorabili successi elettorali.

domenica 28 aprile 2024

Il Galatino anno LVII n° 8 del 26 aprile 2024

 

Risate a denti stretti

   L’attore barese Uccio De Santis viene a Galatina per un suo spettacolo teatrale. Dopo cena, si intrattiene amabilmente e spiega che il ristorante che lo ospita è il secondo posto dove si mangia meglio in città. “Ed il primo?”, gli viene chiesto. “È il Comune!”

   Un proverbio afferma che i bambini, gli ubriachi ed i pazzi dicono sempre la verità. All’elenco aggiungerei anche i comici.

venerdì 12 aprile 2024

Il Galatino anno LVII n° 7 del 12 aprile 2024

 

Cercasi rappresentante

   C’è stato un tempo della politica italiana in cui un partito poneva al centro del dibattito pubblico la “questione morale”. Non spetta a noi stabilire se quel pulpito avesse titoli per impartire il sermone urbi et orbi, essendo stato acclarato il fatto che riceveva sostanziosi finanziamenti “sommersi” da potenze straniere, al pari degli altri movimenti; e che, nelle regioni e negli enti in cui governava, i risultati di gestione della cosa pubblica servivano a coprire un indirizzo molto discrezionale della distribuzione di posti ed incarichi: né più né meno di ciò che altrove facevano gli altri, verso i quali però quel partito nutriva il disprezzo generato dalla propria presunta superiorità morale, per qualcuno addirittura “antropologica”. Si può anche sorvolare sul fatto che, in tempi poco più recenti, ma non tanto da potersene dimenticare, quel partito è entrato con mani, piedi e cervello nel settore finanziario: ed ancora amministra cooperative, assicurazioni e banche ad imitazione del – giustamente – tanto vituperato turbocapitalismo, spesso senza poter vantare attivi di bilancio altrettanto floridi e remunerativi per gli azionisti. In un caso il pubblico erario (le nostre tasche) ha dovuto anche farsi carico della voragine debitoria di una antichissima banca, cara al partito ma più alle tasse pagate dal contribuente.

   Fatto questo lungo e noioso preambolo, non stupisce che alcuni fatti di cronaca giudiziaria in quel di Bari e, per par condicio regionale, dalle parti di Torino, abbiano rivelato ipotesi di reato da bassa manovalanza mafiosa, con modalità indistinguibili da analoghe vicende riguardanti esponenti di altri partiti. Riponiamo fiducia nel lavoro della magistratura e, sino a prova contraria, crediamo all’innocenza degli indagati. Una sola considerazione: la storia ci insegna che la sinistra nasce in difesa degli ultimi, dei deboli, dei non garantiti, il Popolo che in questo Paese, in questo momento storico, è maggioranza non rappresentata. Ecco a Voi la nuova, vecchissima, questione morale.

lunedì 1 aprile 2024

Il Galatino anno LVII n° 6 del 29 marzo 2024

 

Autorevolezza ed autoritarismo

   Credo che la figura paterna sia il “ruolo” che ha subìto l’evoluzione maggiore nel corso dell’ultimo secolo. Dal punto di vista storico, il cambiamento potrebbe farsi risalire all’ingresso imponente delle donne in fabbrica e negli uffici, per ricoprire i posti lasciati dagli uomini chiamati al fronte nel corso delle due guerre mondiali. Quella rivoluzione sociale, poi il femminismo e le lotte sessantottine per l’emancipazione dall’egemonia del modello cattolico, hanno radicalmente modificato l’architettura del nucleo fondante delle società occidentali (mediterranee in particolare), in cui la concezione affettiva oltre che “patrimoniale” della famiglia tradizionale aveva come perno e sovrano il pater familias, depositario di autorità indiscussa.

   Dopo gli anni della crisi di identità maschile conseguente ad una palingenesi del microcosmo familiare, al sovvertimento della sua gerarchia, alla rapida trasformazione dei rapporti tra genitori e figli e tra gli stessi genitori, è venuta alla luce una figura di padre totalmente diversa. Mi piace portare un piccolo esempio, vivo nei ricordi e per me illuminante su una certa epoca. Mio padre, nato nel periodo storico del nascente fascismo, proveniva da una famiglia della piccola borghesia in cui forma e sostanza dei rapporti umani coincidevano senza incertezze. Papà, il fratello e le sorelle si rivolgevano al padre con il “voi”, in maniera del tutto spontanea ed affettuosa, riconoscendo come valido l’esempio di vita a loro prospettato e l’autorevolezza del ruolo genitoriale. Un modo di porgere che a me sembrava molto singolare ed emblematico di un certo distacco tra genitore e figli, un’etichetta anacronistica. La realtà dei fatti andava oltre le apparenze, perché l’esteriore formalismo nascondeva un amore filiale sincero e ricambiato. A mia volta, come uomo di questa epoca, ho impostato con i miei figli un rapporto di intenso affetto tra pari, non “protocollare” come a me appariva (erroneamente, dico ora) quello della generazione che mi ha preceduto, e comunque teso a suggerire una spontanea adesione al modus vivendi improntato a regole etiche universalmente accettate: abusando delle ben note parole di Kant, “il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me”. Confido di aver formato due giovani adulti rispettosi di sé e del prossimo, ed il buon esito delle loro relazioni sociali me lo conferma.

   Vengo alla cronaca. Apprendo che gruppi numerosi di adolescenti molestano i cittadini, in pieno centro, nella sicurezza dell’impunità. Leggo talvolta (e questo è un refrain obiettivamente stucchevole) che “è la società/la scuola ad aver fallito”. Opinione personale, pertanto discutibile quanto si vuole: se il padre è una figura assente, o se il suo ruolo svilito si limita a “staccare l’assegno” della microcar; se questo genitore-educatore confonde autorevolezza ed autoritarismo; se il senso del dovere nell’adolescente è sostituito dalla pretesa dei propri (veri o accampati) diritti anche a discapito di quelli del prossimo, allora non è la società o la scuola ad aver sbagliato, ma chi non ha attrezzato il “pargolo” di mezzi educativi e patrimonio etico conformi al retto vivere in comunità.

venerdì 8 marzo 2024

Il Galatino anno LVII n° 5 dell'8 marzo 2024

 

Futuro prossimo

   È sicuro che A.I., l’intelligenza artificiale, andrà a sostituire alcune professioni nel corso dei prossimi anni. Non sappiamo se il numero di posti di lavoro generato dal nuovo settore potrà eguagliare quello degli impieghi persi. Lo si vedrà, prendendo a modello ciò che è avvenuto al tempo della prima rivoluzione industriale, o negli anni ’80 del secolo scorso con l’affermazione del personal computer.

   Le potenzialità dello strumento sono enormi: vanno dalla stesura di un testo semplice (una lettera commerciale, ad esempio) a qualcosa di molto più articolato come copioni cinematografici nello “stile” di registi anche scomparsi e – perché no – tesi universitarie. Il tutto senza intervento umano, se si esclude quello legato alla scelta dell’argomento. Va aggiunto che A.I. è un complesso software che “impara” con il tempo ed accresce il proprio scibile ipoteticamente senza limiti, disponendo di memoria e di connessioni ad imitazione della struttura del cervello umano, senza averne i difetti e subire lo stesso deterioramento.

   Lo scenario pone degli interrogativi di natura giuridica ed etica, che andrebbero affrontati con una rapidità almeno pari a quella con cui l’utilizzo di A.I. nella nostra vita pratica si sta affermando.

   Ricordo con tenerezza una donna anziana a me cara, che non è più da tempo. Parlava con la segreteria telefonica del mio gestore telefonico, poi riferendomi come “la signurina” le avesse detto che non potevo rispondere. Già mi proietto nel ruolo di vecchio alle prese con la scaltrezza dell’intelligenza artificiale. E mi affido alla sorte.

sabato 24 febbraio 2024

Il Galatino anno LVII n° 4 del 23 febbraio 2024

 

Elogio della Mannino

   Un amico segnala il video di una conferenza stampa del festival e, conoscendo la mia avversione per tutto ciò che concerne la troppo celebrata competizione canora, mi consiglia di guardarlo per intero. Ho fatto bene a seguire l’invito, perché in quei pochi minuti ho potuto valutare una sintesi di geopolitica quale mai si è ascoltata da molti anni a questa parte.

   Una persona di intelligenza e cultura non comuni prende spunto dall’esibizione di un attore americano di primo piano – immagino ospitato dietro lauto compenso – e spiega seraficamente che l’Italia è una colonia degli Stati Uniti. Affermazione di tale ovvietà da esimerci dal doverla dimostrare: del resto, come chiamare un paese che “ospita” sul territorio oltre 100 installazioni militari americane, le cui aree ed il cui personale sono di fatto sottratti alla sovranità dello stesso paese “ospitante”? Quale definizione attribuire ad una “espressione geografica” (Klemens von Metternich, 1847) il cui Presidente del Consiglio, beninteso di qualunque colore partitico egli sia, compie il primo ufficio istituzionale volando a Washington per ricevere il placet delle banche d’affari che detengono la maggior parte del debito pubblico e per incassare – in seconda battuta – la magnanima benedizione del Presidente USA (una replica atlanticamente riveduta e corretta del “bacio della pantofola” papale)?

   Derubricata a “battuta comica”, la voce cristallina di Teresa Mannino risulta destabilizzante per il potere e viene relegata dai media tra le notizie minori. Non stupisce che l’Italia sia al 41° posto nel Rapporto sulla libertà di stampa 2023 curato da Reporter senza frontiere.

   La singolarità del fatto mediatico che qui si racconta, non può riguardare la figura del personaggio pubblico che ha il coraggio di fare questa dichiarazione, ossia una brillante attrice umoristica, essendo a tutti evidente l’italico scambio di ruoli tra attori della commedia dell’arte e sedicenti politici. Scambio in cui la professionalità e la competenza dei primi sono messe a repentaglio dall’accostamento con l’agire meschino, autoreferenziale, dei secondi.

   Non è questa la morale della vicenda: va esaltata invece l’eccezione al servilismo della classe dirigente fornita da un esempio – questo sì, politicamente apprezzabile – di dignità personale ed impegno civile mai dimostrati dai cosiddetti “potenti”.

venerdì 26 gennaio 2024

Il Galatino anno LVII n° 2 del 26 gennaio 2024

 

Razzismi di Stato

 

   Nei giorni in cui scriviamo questa noticina, il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata va in discussione in Senato. In sintesi e senza interpretazioni fuorvianti, si tratta di un provvedimento che cristallizza e rende “istituzionali” le storiche diseguaglianze negli stanziamenti tra regioni del Nord e del Sud, con buona pace dell’art. 3 della Costituzione. A chi scrive non sembrerebbe un male per il Meridione, se si fosse partiti da condizioni di parità e quindi potendo gestire con ampia autonomia fondi pro-capite certi ed uguali per ogni italiano (periodo ipotetico di terzo tipo).

   Lo stracciarsi le vesti dell’opposizione è ipocrisia e tardiva mossa di rivergination politica. La mancata applicazione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni), che avrebbero dovuto eliminare le sperequazioni in termini di salute, istruzione ed erogazione dei servizi sociali è colpa anche dei passati governi della (sedicente) sinistra italiana. Tutte le coalizioni che si sono succedute alla guida del Paese, senza differenza tra colori politici, non hanno modificato di una virgola lo status quo nord-centrico.

   A futura memoria: l’esponente padano Calderoli, emerito autore del disegno di legge in questione, presenta nel curriculum giudiziario un paio di note di merito leghista (leggasi condanna in 1° grado per razzismo) che qui è opportuno rammentare. Parlando di Napoli: «Una fogna che va bonificata. Infestata da topi, da eliminare con qualsiasi strumento, e non solo fingere di farlo perché magari anche i topi votano.... Qualsiasi trasferimento di risorse a questa città, che rappresenta un insulto del paese intero, sarebbe assurdo e ingiustificato». 1 Riferendosi al ministro Cécile Kyenge: «Amo gli animali, orsi e lupi com'è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango». 2

   Potremmo definirlo una persona equilibrata e rispettosa. Sì nobili meningi, le stesse all’origine del famigerato “Porcellum”, escogitano la “civilissima” proposta dell’autonomia differenziata, che sarebbe destinata all’indifferenziata in un Paese serio. Latitano gli esponenti politici meridionali, allineati in un silenzio che equivale a connivenza. Mutismo anche da chi avrebbe il dovere istituzionale, oltre che morale, di difendere gli interessi del Popolo che rappresenta e che lo elegge in Italia ed in Europa, ed invece ai suoi conterronei consigliava di “rimboccarsi le maniche”. Oltre al danno, la beffa.

   Non tutti subiscono senza reagire. “«Questo è un governo nemico del sud, ci sono milioni di fondi bloccati, l’atteggiamento del ministro Fitto è intollerabile»; il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che da settimane sta lamentando ritardi e rinvii nell’assegnazione di fondi alla sua regione (23 miliardi di euro, ndr), ha annunciato sabato mattina le iniziative legali che intraprenderà contro il ministro per gli Affari europei: «In qualunque paese civile si dovrebbe dimettere – ha detto -, nell’ultima corrispondenza con il ministero avevamo dato 30 giorni di tempo per avere una risposta, il termine scade il 22, data in cui procederemo alla denuncia alla giustizia amministrativa, contabile e penale per gravi atti di omissione»”. 3

   La fortuna del Nord è in gran parte dovuta all’individualismo ed alla mancanza di solidarietà e coesione del mondo politico meridionale. Era storia ed è cronaca.

  

 

 

 

 

1)        https://www.lastampa.it/politica/2006/11/02/news/calderoli-napoli-e-una-fogna-da-bonificare-1.37143047/

2)        https://www.swissinfo.ch/ita/tutte-le-notizie-in-breve/italia--insulti-a-kyenge--a-un-anno-e-6-mesi-a-calderoli/44680548

3)        https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/01/13/de-luca-contro-fitto-per-i-fondi-bloccati-governo-nemico-del-sud-il-ministro-e-una-calamita-nazionale-lunedi-lo-denunciamo/7409113/

venerdì 12 gennaio 2024

Il Galatino anno LVII n° 1 del 12 gennaio 2024

 

Nuove professioni

   Tocca occuparsi stavolta, con poco entusiasmo in verità, di una moda mediatica diffusa presso alcuni strati giovanili della popolazione, intuitivamente meno “corazzati” di altri dal punto di vista educativo-culturale. Moda estranea a noi anziani, reietta minoranza con l’ostinata perversione della lettura. Parliamo dei cosiddetti influencer e dei loro followers. Traducendo in italiano antico (in uso nella nostra generazione): raccontiamo di personaggi noti non per qualche peculiare ingegno utile al genere umano, ma unicamente per un gradevole aspetto fisico (ben curato da una maniacale attenzione all’estetica ed esibito con furbesca strategia di marketing) e delle loro vite glamourose (si perdoni l’orrendo neologismo), perciò stesso vip lautamente retribuiti; e del loro pubblico, più o meno numeroso, finanziatore inconsapevole delle pacchianerie di tali “divi” del nulla. Tanto premesso, appare logico che questi novelli Re Mida siano capaci di tramutare in oro qualsiasi piombo sia loro affidato a scopo commerciale. Per dire: un banale panettone natalizio di modeste proprietà organolettiche, opportunamente corredato di un packaging accattivante e (peggio) accostato ad iniziative benefiche dimostratesi a posteriori vere e proprie truffe, può diventare oggetto di desiderio adolescenziale/giovanile ed andare a ruba a prezzi di gran lunga superiori al valore effettivo di mercato.

   L’evoluzione del fenomeno di cui discutiamo promette degenerazioni per certi versi sconosciute a noi, digiuni del settore. Intendiamo dire che, in non rari casi, un aspetto attraente può non costituire più l’unica causa efficiente dell’affermazione di un tiktoker. Come dimostrano alcune apparizioni sul noto social cinese, fonte di celebrità e ricchezza può essere finanche l’abilità di schiacciare con acrobatica perizia le noci con l’osso sacro, per dirne una a caso. Ergo: a cosa serve studiare per 20 e più anni, quando basta una clip per affermarsi ed accumulare un conto corrente milionario?

   Però, c’è un però. Incombe AI, l’intelligenza artificiale. Cominciano a prender piede personaggi ideati da programmi di imaging, creature irreali ma talmente “naturali” nel comportamento e nel dialogo da risultare indistinguibili dalle celebrità in carne ed ossa. Gli idoli delle ultime generazioni sono immagini tridimensionali, non-esistenze di aspetto umano. E qui si chiude il cerchio: la vacuità all’ennesima potenza dell’influencer contemporaneo trova esiziale contrappasso nell’ectoplasma elettronico che si vede ma non vive, un seducente “nulla” che lo sostituisce nelle preferenze dei followers. C’è una logica spietata in questo: “Vanitas vanitatum, et omnia vanitas”.