sabato 24 dicembre 2022

Il Galatino anno LV n° 21 del 23 dicembre 2022

 

E, per finire in bellezza…

   Un’azienda straniera è sbarcata anni fa in Italia ed ha conquistato in poco tempo una quota importante nel settore della telefonia mobile. La strategia commerciale di questo gestore è tanto semplice quanto geniale: offrire servizi basici ed affidabili ad un costo fisso mensile, economico ed invariabile; servizi che ora propone alle utenze domestiche. Tempestiva, efficace risposta ad una esigenza comune che, è evidente, altri hanno ignorato. Pertanto, il “facile solutore” dei diffusi problemi di comunicazione/connessione incarna, potenzialmente, un quasi-monopolista, avendo per primo soddisfatto un bisogno crescente e trascurato. L’esempio spiega ciò che segue.

   La civiltà contemporanea ha fatto della quotidiana precarietà la nostra unica tangibile certezza. Con un prevedibile gioco di parole, siamo sicuri dell’insicurezza personale in ogni interazione sociale, economica e politica. Per vivere abbiamo bisogno di certezze, merce difficilmente reperibile ai nostri giorni. Si è quindi creata una condizione di instabilità, terreno di coltura favorevole all’affermarsi di un “monopolista” politico (di cui ancora non si intravede la figura, per fortuna), fautore di soluzioni semplici a problemi complessi, elargitore di “verità” rivelate ed indiscutibili; evoluzione che la Storia dimostra essere sempre stata la peggiore nelle crisi del “secolo breve”.

   Per Natale mi sarebbe piaciuto trasmettere ottimismo: affido l’incarico ad altri. Auguri sinceri.

sabato 10 dicembre 2022

Il Galatino anno LV n° 20 del 9 dicembre 2022

 

Multas per gentes…

   Ripesco tra i ricordi – la scena mi diverte ancora oggi – la sera della festa patronale. Ti avvicini alla banda schierata sui gradini della Chiesa Madre, estrai dalla tasca della giacca del tuo costumino blu l’immancabile armonica a bocca e ti inquadri con compostezza professionale tra gli orchestrali che stanno eseguendo un repertorio classico. Due righe di spartito dopo il tuo “armonico” ed acusticamente ben distinguibile contributo, ogni strumento interpreta una sua propria partitura in totale anarchia di tempi e accordi, fin quando il direttore, a cui la situazione è sfuggita di mano, interrompe l’esecuzione tra gli sghignazzi del pubblico e la tua acclamazione, involontario eroe della serata.

   A tuo modo sei entrato nella storia della nostra piccola città, e lo hai fatto con la dolcezza che ha marcato il tuo approccio, sorridente e discreto. Le occasioni pubbliche, processioni o cerimonie funebri, celebrazioni civili e solennità religiose, ti hanno visto sempre impettito in prima fila, tra le autorità e la gente comune, quella che ti ha voluto bene per il tuo stato soave e la stagion lieta che la tua esistenza ha donato al prossimo.

   Grazie Corrado, dormi in pace.

  

venerdì 25 novembre 2022

Il Galatino anno LV n° 19 del 25 novembre 2022

 

Milanesi al ciento pe’ ciento

 

   Mi sovviene un film del 1982, una commedia leggera, dal titolo “Si ringrazia la Regione Puglia per averci fornito i milanesi”. Rientra in un genere di comicità che all’epoca riscuoteva un discreto successo, testimoniato dal veloce diffondersi delle battute nello slang appulo-lombardo inventato e portato in auge da Diego Abatantuono ed altri, al Derby Club di Milano. Da molti anni quel tipo di umorismo non piace più, anzi disturba.

   È una domenica sera come tante. Il movimento ai gates in aeroporto è frenetico, tutti i voli sono prenotati con anticipo di mesi. La stragrande maggioranza dei viaggiatori è costituita da giovani salentini che lavorano per imprese settentrionali e vivono al Nord. Negli occhi umidi dei genitori da cui si separano leggo sentimenti di frustrazione, di rassegnazione, spesso di rabbia (quella di chi scrive queste trascurabili note). Anni di cure parentali e, aspetto secondario in confronto a quello affettivo ma non per questo meno degno di attenzione, di investimenti in formazione e sacrifici, per poi vedere la meglio gioventù contribuire al benessere settentrionale e volatilizzarsi nelle nebbie padane legami familiari e speranze.

   Il refrain è “Qui non c’è lavoro”, e su tale apodittica sentenza potremmo discutere per anni. Il conoscere, piuttosto, le cause storiche di questa nostra “minorità” economica, naturale o indotta che sia, equivarrebbe ad aver già risolto la “questione meridionale”. Cosa che non si vuole, perché i 70 miliardi di euro in prodotti e servizi che il Sud “colonia interna” acquista annualmente dal Nord non siano scalfiti neanche in minima parte.

   “Le lacrime che dai nostri occhi/vedrete sgorgare/non crediatele mai/segni di disperazione/promessa sono soltanto/promessa di lotta”. In ricordo perenne di Alexandros Panagulis.

venerdì 11 novembre 2022

Il Galatino anno LV n° 18 dell'11 novembre 2022

 

Tra aula e giungla urbana

   In provincia di Pisa, un professore in cattedra viene deriso da un giovane studente e reagisce colpendolo con un pugno. Scena immortalata, potrebbe essere diversamente?, dai cellulari e diffusa via social. La cronaca del fatto non specifica: trattasi di diretto, gancio o uppercut? La questione non è di poco rilievo, perché dalla natura del colpo potremmo giudicare misurata la risposta, anche nella concitazione dell’improvvisato ring scolastico, oppure eccessiva, d’istinto. E di conseguenza stabilire se il docente, con una reazione sproporzionata, abbia mancato di raccogliere il suggerimento propositivo di una futura celebrità della TV e magari trarne spunto per introdurre, con rinnovato spirito pedagogico, una lezione sul “ribellismo” e sul valore civico dell’irrisione verso l’autorità scolastica. O invece stabilire che l’incauto “prof” sia venuto meno al dovere di dare l’esempio, e ritenerlo pertanto punibile con la sospensione pur provvisoria dall’insegnamento; misura poi adottata in effetti.

   È riso amaro. Gli episodi di bullismo e violenza contro gli insegnanti, sia da parte di genitori che di studenti, sono narrazione quotidiana. Ho amici nella scuola, chi per vocazione e chi per necessità, in attesa di più appetibili occupazioni. Tutti, nessuno escluso, raccontano di un lavoro che un tempo era una missione gratificante sotto ogni punto di vista, non ultimo quello economico, e che invece oggi rivela un’inquietante affinità con la professione circense del domatore di tigri: essendo però impiego non altrettanto remunerato.

   Ho già scritto in precedenza della “necessità” da parte della èlite economico-finanziaria di disporre di una platea semianalfabeta per instaurarsi e conservare il potere; dico meglio, di consolidare il proprio imperio sul consenso inconsapevole di una maggioranza di persone deprivata degli strumenti cognitivi indispensabili ad emanciparsi dalla soggezione a quella stessa èlite. Lo sfascio del sistema scolastico, a partire dal disprezzo verso la classe docente, è il mezzo efficace per il raggiungimento dello scopo.

venerdì 28 ottobre 2022

Il Galatino anno LV n° 17 del 28 ottobre 2022

 

Come prima, più di prima

 

   È in carica il 68° governo, espressione della maggioranza della XIX Legislatura. La statistica afferma che la durata media dei governi repubblicani è compresa tra 13 e 14 mesi. Le prime dichiarazioni della neo Presidente del Consiglio ribadiscono la volontà di esercitare il mandato per i 5 anni di vigenza della Legislatura. Il pittoresco dibattito interno alla coalizione vittoriosa, precedente la nascita dell’esecutivo, non induce però a condividere tanto ottimismo.

   La differenza sostanziale con gli altri 67 gabinetti, absit iniuria verbis, risiede nel fatto che a presiederlo sarà una donna, per la prima volta nella storia italiana; è interessante constatare come l’evoluzione istituzionale non sia riuscita alle coalizioni di centrosinistra, che hanno sempre vantato la parità di genere quale punto qualificante e distintivo dei programmi elettorali. Rilevato questo, non si scorgono novità significative nella composizione “geografica” delle attribuzioni ministeriali. Oggi, come nel passato prossimo e remoto sin dall’Unità, la rappresentanza settentrionale occupa la maggioranza degli incarichi, quelli più prestigiosi. In particolare, resta saldamente in mano padana il Ministero delle Finanze. Del titolare entrante di quel dicastero omettiamo di ricordare le furbizie ai danni dell’economia meridionale in favore del Nord: avendo voglia e dotandosi di non comune robustezza di stomaco, si può forse ritrovarne traccia nelle cronache di questi anni, soltanto nella residua stampa libera.

   Chi scrive ha condotto una breve ricerca che non ha pretese di rigore scientifico, anche perché in continuo aggiornamento: indagine riguardante la presenza di ministri meridionali nei governi della Repubblica. Con buona approssimazione ma non lontano da dati definitivi e dimostrabili per tabulas, si può affermare che il 34% della popolazione meridionale (statistiche 2019) è stato rappresentato solo da 15 Presidenti del Consiglio (22% dei 68 totali); in questi esecutivi la percentuale di ministri provenienti dalle regioni del Sud ha oscillato dal massimo del 48% nel governo Colombo (nel lontano biennio agosto 1970-febbraio 1972, ma con molti dicasteri meramente onorifici e senza peso politico) al minimo del 4% nell’esecutivo Renzi (febbraio 2014-dicembre 2016). In media, la rappresentanza ministeriale del Sud si è attestata al 20% in meno rispetto al dato demografico, molto spesso in ruoli di seconda fila.

   Ciò che più risalta in queste cifre, aride ma altrettanto significative, è il totale di politici meridionali che hanno guidato i ministeri economici, ossia i centri di spesa. Una pur sommaria ricognizione mostra ciò che è evidente, solo che lo si voglia notare. I dicasteri economici sono stabilmente nelle mani degli esponenti settentrionali, che rappresentano poco più di 45 italiani su 100 (2019), dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica (biennio 1992-1994, Amato-Ciampi-Berlusconi I) in poi. Così come a suo tempo i fondi del piano Marshall di aiuti postbellici statunitensi vennero dirottati in massima parte nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova, allo stesso modo il PNRR è già stato massicciamente destinato al Nord, sottraendo con forzature contabili-amministrative-legislative (grazie ad una interpretazione “capricciosa” ed estensiva della riforma del Titolo V della Costituzione) ciò che la volontà comunitaria europea assegnava al Sud Italia con fine perequativo. È bene ricordare che istituti di ricerca economica nazionali ed europei affermano senza mezzi termini che il divario di sviluppo tra le macroregioni italiane è andato aumentando ininterrottamente dagli anni ’70 in poi ed è di gran lunga il maggiore a livello comunitario. Una, ma non la principale, delle conseguenze di questa peculiarità tutta italica è il calo demografico meridionale dovuto ad emigrazione per cause di lavoro e denatalità.  

   Non voglio tediare. La mia opinione personale è che nel governo Meloni, come nei precedenti, la presenza di esponenti politici sudici (simpatico neologismo padanleghista) sia una formalità necessaria a fornire all’esecutivo la parvenza di una pluralità regionale pressoché del tutto assente. Nihil novi sub sole.

   Anche stavolta non si disturbi il manovratore. Mi correggo: la manovratrice.

sabato 15 ottobre 2022

Il Galatino anno LV n° 16 del 14 ottobre 2022

 

Dice la gente

   Per cospicua che sia un’eredità, non custodisce in sé la causa efficiente della sua conservazione e del possibile suo incremento, in assenza di oculata gestione. Tale il terreno di famiglia (anche se benedetto da terra grassa e fertile) che fruttifichi solo quando il coltivatore vi abbia dedicato cure quotidiane e, più ancora, perizia.

   Osando un sillogismo, è possibile applicare il paradigma alla politica. Un governo in scadenza di mandato affida il prestigio acquisito all’esecutivo subentrante. È nell’abilità di quest’ultimo mantenere o accrescere quel patrimonio morale con misure che, essendo pubbliche, sono valutate da un giudizio geograficamente circoscritto, quando riferito ad un’amministrazione locale, o invece di respiro internazionale nel caso del governo di una Nazione; apprezzamento che deriva in modo non esclusivo dai provvedimenti adottati, ma anche dalla reputazione del soggetto preposto a deliberare. È il cursus honorum di ogni singolo componente di un esecutivo a conferire spessore all’azione politica, ed in definitiva a quotarne autorevolezza e credibilità.

   Chi succederà all’attuale governo è consapevole di non poter fare altro che portare a compimento un programma stabilito in centri di potere lontani da Roma, probabilmente ignoti al grande pubblico. Il Washington consensus e la benevolenza europea sono prerequisiti necessari ma non sufficienti: dare continuità progettuale sposando la visione geopolitica dell’attuale Presidente del Consiglio, piaccia o no all’elettorato della maggioranza nata il 25 settembre, è un’opzione senza alternative e soprattutto dimostrazione di responsabilità ed acume.

   Si parva licet, anche giovarsi delle idee di chi ha preceduto nell’incarico, apprezzandone implicitamente le capacità, in attesa dell’elaborazione di progetti originali, quando e se concepiti, è indice di intelligenza: virtù politica plasticamente comprovata dalla giostrina sfarzosa riproposta in piazza.

domenica 18 settembre 2022

Il Galatino anno LV n° 14 del 16 settembre 2022

 

Annamo bene

   Associo mentalmente all’anno 1943 la data dell’8 settembre, giorno dell’annuncio dell’armistizio con i comandi anglo-americani, firmato dal Maresciallo Badoglio il 3 precedente. La resa segna il passaggio del Regno dall’alleanza con le Potenze del Patto Tripartito (Italia, Germania e Giappone) al fronte belligerante nemico sino al giorno prima. Col vergognoso corollario della fuga prima a Pescara, poi a Brindisi, di Vittorio Emanuele III, il re facilitatore del fascismo e delle leggi razziali, e l’abbandono codardo della capitale ad un tragico destino (“Roma città aperta”), quando al Ministero della Guerra squillano a vuoto i centralini, tempestati dalle telefonate dei comandanti in attesa di ordini che non arrivano. È l’ultimo giro di walzer diplomatico della “dinastia” sabauda, abituata storicamente alle vigliaccherie, ai tradimenti, all’usurpazione, “dinastia” che sull’uso spregiudicato delle alleanze ha costruito un piccolo, effimero regno, durato dal 1861 al 1946. Valga nei secoli la lapidaria definizione che Luigi XIV di Francia ha dato dei suoi vassalli subalpini: “I Savoia non finiscono mai una guerra sotto la stessa bandiera con cui l’hanno iniziata.”

   Ma non è del 1943 o dei Savoia che intendo parlare. Lo scorso 8 settembre Elisabetta II d’Inghilterra ha concluso la sua esistenza terrena: in 70 anni ed a cavallo di 2 secoli, ha rappresentato il Regno Unito ed i suoi popoli in periodi di trasformazioni profonde della società e della geopolitica. Detto ciò, viene da chiedersi se i dettagli che le cronache italiane riportano attualmente della scomparsa della regina, degli onori funebri e delle complesse, spesso oscure, cerimonie di successione dinastica, siano rilevati con identica pedanteria dagli stessi organi di stampa e televisivi inglesi. Alcuni amici, per puro caso a Londra in questi giorni, mi informano che la vita pubblica dei cittadini britannici continua a scorrere quasi monotona anche nell’eccezionalità del momento, registrato in maniera puntuale dai servizi della BBC, senza l’enfasi che è coloritura peculiarmente italiana.

   Sono indotto a sospettare (ammetto la malignità del pensiero) che l’esercito di giornalisti in studio ed inviati RAI e Mediaset in Inghilterra, i quali in tempo reale e 24 ore su 24 infarciscono i reportage di screzi, sbadigli ed intime paturnie della famiglia reale, a Windsor quanto negli aviti manieri del reame, nonché di tanta “beatificazione” laica della augusta defunta, questa truppa logorroica, dicevo, abbia il compito ultimo ed inconfessabile, sempre “istituzionalmente” lo stesso, di distrarre la pubblica opinione dai gravi problemi nazionali (vuoto pneumatico pre-elettorale incluso), narcotizzandola con fiabesche narrazioni di re e principesse tristi.

   Per contrappasso, ci illumina una popolana verace, la sora Lella di “Bianco, rosso e Verdone” (1981): “Annamo bene…proprio bbene!”.

sabato 16 luglio 2022

Il Galatino anno LV n° 13 del 15 luglio 2022

 

Hic manebimus… optime?

   Quanto segue sono considerazioni del tutto personali.

   Al sindaco uscente ed alla sua squadra serbo gratitudine. Penso sia dovuta ad uno schieramento che, nella sua azione amministrativa, è stato lontano da ragioni private o di fazione ed ha perseguito il bene comune; un gruppo, sia detto chiaramente, i cui "danti causa" sono stati i soli cittadini di Galatina. Più ancora sono riconoscente in quanto consapevole che l’eredità del predissesto ha consentito risicatissimi margini di manovra; e che inoltre, per metà durata mandato, la gestione economica è stata indirizzata dalle conseguenze della pandemia prima, e poi anche dalla crisi ucraina. Mi pare che i risultati siano comunque apprezzabili, posto che i "compitini" hanno ricevuto dalla "maestra" (la Corte dei conti) un dieci e lode. Questo è un fatto.

   La città ha acquisito ampia rilevanza culturale e turistica, avendo goduto come mai prima dell'esposizione in vetrine mediatiche nazionali ed internazionali. È poi di grande risalto la circostanza che un dirigente comunale sia stato incaricato dalla Prefettura di illustrare ai colleghi della provincia i risultati ottenuti in termini di trasparenza e misure anticorruzione ed antimafia. Altro segnale di condotta rispettosa: non si è registrata la stessa "morìa" di segretari comunali (ben 3!) che ha colpito una realtà vicina, rappresentata spesso ed ingiustificatamente quale esempio positivo: singolare statistica che meriterebbe qualche dettaglio da parte di un consigliere "d’importazione".

   Dal punto di vista politico, è risultato benefico l’aver posto ai confini della dialettica cittadina, in questi ultimi 5 anni, di un onnipresente spirito malefico, reo della fine precoce ed infausta di precedenti amministrazioni, e l’aver neutralizzato l’inquietante longa manus di città prossime a Galatina. Ne ha guadagnato la totalità del nostro corpo politico, che ha potuto sinora presentarsi non “orizzontale” ma "verticale", a schiena dritta, con dignità e prestigio ritrovati, agli interlocutori istituzionali e politici. È un quadro apprezzabile oggettivamente. Questa la pars construens.

   Ho l’abitudine di non esprimere valutazioni su persone che non conosco o circostanze ipotetiche, in quanto ritengo prudente astenermi dal commentare narrazioni fantasiose e pettegolezzi, favorevoli o contrari che siano. Ma atti, fatti o dati politicamente rilevanti non costituiscono materia di interpretazione soggettiva. Resto qui, in vigile attesa, ad annotare in maniera puntuale e senza preconcetti il loro verificarsi.

 

 

giovedì 30 giugno 2022

Il Galatino anno LV n° 12 del 28 giugno 2022

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sabato 18 giugno 2022

Il Galatino anno LV n° 11 del 15 giugno 2022

 

Breve campionario di vezzi senili

 

   Bellissima stagione, quella della terza età. Proibito chiamarla “vecchiaia”, la cultura mainstream disprezza il rude vocabolo, oggi poco spendibile, in quanto associato all’idea della morte nell’immaginario collettivo: l’ennesimo tabù lessicale delle imperanti civiltà anglosassoni, americana in particolare. Curioso osservare come la stessa nazione che ha conseguito il predominio sul resto del mondo, attraverso il plurisecolare esercizio di politiche di morte e di prevaricazione fuori e lontano dai confini federali, quella nazione abbia occultato l’idea della fine naturale come coronamento dell’esperienza umana (tutto sommato auspicabile, rispetto alle irrazionali violenze quotidiane). E di conseguenza ne nasconda le progressive manifestazioni esteriori mediante una pervicace, ossessiva ricerca dell’eterna giovinezza.

   Scomparsi i “bei vecchi” di un tempo, con la loro dote naturale di rughe e canizie, impazzano questi adolescenti sette-ottantenni in jeans e minigonne inguinali. Figuranti improbabili cui è venuta a mancare, assieme alla gravitas senectutis, anche la dignità di un elegante appassimento corporale. È evidente quanto l’uso e l’abuso di chirurgia plastica e pilloline blu riescano a cancellare brillantemente gli insulti anagrafici all’estetica ed alle più intime funzioni e pulsioni, ma non altrettanto possano contro l’obsolescenza dell’hardware cerebrale. Che infatti, come letteratura geriatrica insegna, invecchia inesorabilmente e senza cure efficaci.

   Dicevamo: sereno è quel tempo breve che va dal tramonto alla notte, perché lontano dai tumulti dell’animo e dalle impellenze della carne. Ancor più se dedicato ad affinare lo spirito e l’intelletto, osservando non dall’alto, che sarebbe presunzione imperdonabile, ma in disparte, le convulsioni del mondo.

 

 

 

sabato 21 maggio 2022

Il Galatino anno LV n° 9 del 13 maggio 2022

 

“Quelli con la fune”

   C’è stato un lungo periodo storico, precedente l’Unità d’Italia, in cui Napoli era terza capitale europea per importanza economica e popolazione, dietro Londra e Parigi.

   Convenivano a Napoli da ogni parte del Regno, Citra ed Ultra Pharum, ossia dalle regioni continentali e dalla Sicilia, per lavoro, per commercio, in pellegrinaggio. Era spesso povera gente di paese in città per la prima volta, stordita dalla vita brulicante dei vicoli e dei palazzi partenopei. Alcuni gruppi avevano una singolare abitudine: per non perdersi nella folla anonima, si appigliavano ad una robusta corda formando un curioso “serpentone”. I cittadini li chiamavano “chell c’a fune”, “quelli con la fune”. Dicono che la parola “cafone” sia nata così.

   Oggi i cafoni non intasano vie e piazze. Ospiti in TV e collegati tra loro da una fune virtuale, vanno a far rumorosa “lezione” su argomenti che non conoscono dalle improvvisate cattedre dei talk show.

sabato 30 aprile 2022

Il Galatino anno LV n° 8 del 29 aprile 2022

 

È primavera, svegliatevi bambine

   Primavera, meravigliosa stagione di rinascita: della flora, della fauna e della vita politica. No, non vorrei sembrare irrispettoso. Il ciclico avvicendarsi delle stagioni ha un ritmo sempre nuovo ed ogni volta sorprendente, a suo modo, pur nella prevedibile regolarità della natura. Guai se così non fosse. 

   Tale è la politica: letargica d’inverno, effervescente in primavera. Ma le analogie con Madre Natura non finiscono qui. Ad alcuni, chi scrive tra questi, i mesi del risveglio portano anche fastidiose manifestazioni allergiche. Ai pollini, alle fioriture, ai candidati un po’ invadenti.

   Per combattere gli allergeni servono gli antistaminici, che però possono presentare, tra gli effetti collaterali, “secchezza delle fauci, sonnolenza, capogiri, difficoltà nella minzione, nausea e vomito, senso di confusione, irrequietezza”.

   Come dite? Avvertite sintomi simili pure da indesiderato contatto (fisico o virtuale) con i candidati? Non siate cattivi, io fingo di non avervi sentito.

domenica 17 aprile 2022

ll Galatino anno LV n° 7 - 8 aprile 2022

 

La bataille du Pont Picaléon

 

   Au mois de mars de l'an du Seigneur 1222, pendant la guerre pour la conquête de Saint Pierre en Galatine, les factions opposées ont croisé les armes à Pont Picaléon. D'un côté se trouvaient les troupes du capitaine AntoineGegio de Rue Soletoine, du côté opposé ceux du seigneur Fabien I°, Prince de la Vierge.

   Cassandre, Marquise au Point-virgule et Madame du Parti Décédé, et Amello Marcante, Maire de la Ville, ont regardé la bataille de loin, à la tête de leurs armées.

   L'armée de Pepin le Melon Sarginisque, Maire de la Ville de Nardeau et alliée de Fabien I°, était stationnée hors des murs, en attendant de venir à la rescousse de son ami avec l’aide de la Ligue du Nord. Pepin le Melon Sarginisque c'était le vrai marionnettiste de la politique galatinoise: de nombreux traîtres étaient passés à ses côtés.

   Les livres d'histoire racontent que Fabien I° a gagné la bataille: c'est ainsi que Saint Pierre en Galatine est devenu une colonie de la ville de Nardeau.

   Et merci beaucoup à Google traducteur.

venerdì 25 marzo 2022

Il Galatino anno LV n° 6 del 26 marzo 2022

 

Che fare dopo

Alla fine di questa assurda guerra, che tutti speriamo arrivi al più presto, sarà necessario rivedere i rapporti tra i Paesi occidentali. L’Europa, si è detto con una frase abusata, è un gigante economico ma un nano politico. È indispensabile progettare un’Europa protagonista nello scenario mondiale che si sta delineando, in cui l’Unione riesca ad affermare e diffondere i valori che le sono peculiari: cultura, pacifismo, diritti. E soprattutto dovrà emergere una diplomazia europea autonoma dalla “protezione” di Washington, che raggiunge i suoi scopi anche a discapito delle Nazioni amiche.

   Gli Stati Uniti sono un alleato affidabile ma poco discreto, per non dire invadente. Nutriamo per l’America la gratitudine dovuta a chi ha salvato i nostri Paesi dal nazifascismo. Però sono passati quasi 80 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale: crediamo che il debito di riconoscenza sia stato onorato con lauti interessi. Sarebbe il caso che truppe, navi, aerei, testate nucleari americane tornassero a casa loro, più comodamente ospitate che in Italia ed in Europa. Questo ci eviterebbe qualche problema ed obbligate, ma scomode, scelte di campo.

venerdì 11 marzo 2022

Il Galatino anno LV n° 5 11 marzo 2022

 

La follia al potere

   L’ostilità tra Russia ed Ucraina ha ragioni storiche antiche e recenti. Quando Mosca era un villaggio di baracche, la civiltà kieviana occupava un regno esteso dal Mar Nero al Baltico e toccava il suo apice sociale e religioso (con un patriarcato bizantino), prima della conquista da parte dell’Orda d’oro mongola nel XIII secolo e del conseguente declino. La storia più recente racconta delle atrocità commesse dallo stalinismo nel 1929-30 contro i piccoli proprietari terrieri ucraini contrari agli espropri della terra ed alla collettivizzazione: questi subirono deportazioni di massa in Siberia e persecuzioni con milioni di morti in nome del superiore “ideale comunista”. La memoria collettiva di quelle stragi è alla base dell’iniziale entusiasmo ucraino per l’invasione delle truppe tedesche nella IIa guerra mondiale, accolte come liberatori dal terrore sovietico, mentre Leningrado si opponeva con eroismo all’assedio nazista. Questo è il periodo storico a cui si riferisce Putin quando parla dell’attuale governo ucraino come di un manipolo di nazisti. La propaganda dell’autocrate russo però è smentita dai fatti: il presidente ucraino Zelensky è di religione ebraica.

   La visione della civiltà occidentale in alcuni ambienti russi è quella di una società corrotta che esprime un sistema politico in disfacimento, incapace di reagire. L’assalto dei sostenitori di Trump al Senato americano non ha fatto che confermare questa convinzione, episodio che ad alcuni ideologi russi ha ricordato la presa del Palazzo d’inverno a San Pietroburgo nel novembre 1917 e la fine degli Zar. Le incertezze dell’amministrazione Biden, la disordinata fuga USA dall’Afghanistan, l’Europa soggetta alle forniture di gas russo: tutti questi fattori hanno illuso il Cremlino dell’impunità. Si è pensato di poter sfidare l’Occidente senza subire contromisure significative. Del resto, agli occhi del dittatore, il difetto della democrazia è quello di decisioni che, proprio perché collegialmente adottate, richiedono tempi più lunghi, al contrario delle autocrazie che hanno al comando un uomo che agisce da solo. Non è un caso che il presidente cinese Xi Jinping abbia affermato che non si può governare un paese di 1,4 miliardi di persone con i metodi della democrazia occidentale.

   Detto questo, la crisi ucraina ha una motivazione anche psicopatologica non secondaria. Putin è un uomo nato e formato nella ex Unione Sovietica, col mito della potenza militare moscovita dominante sui paesi che erano nel patto di Varsavia. Il fatto che le ex-nazioni satelliti facciano parte della Nato e della Comunità Europea è una “minaccia” giudicata intollerabile, di cui gli USA e l’Occidente in genere sono i responsabili. Nei progetti dell’autocrate, l’opzione minima sarebbe avere ai confini occidentali una fascia di paesi neutrali che va dai baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) alla Polonia, sino a sud sul Mar Nero (Moldavia, Ucraina). Ma l’intenzione di trasformare questi Stati in regimi vassalli come la Bielorussia è dichiarata apertamente. In ogni dittatura la fase crepuscolare si accompagna alla patologia comportamentale del tiranno. Vladimir Putin appare del tutto incapace di analizzare con lucidità gli avvenimenti, anche perché circondato da consiglieri terrorizzati dal suo potere. È bene ricordare che l’uomo si è “fatto le ossa” nei sotterranei della sede del KGB, dove ha avuto modo di “esercitarsi” fisicamente sugli oppositori del regime sovietico, ed in seguito scalare i vertici dell’organizzazione e della burocrazia, seguendo una carriera perseguita con la feroce determinazione propria degli agenti segreti dell’ex URSS, gente abituata a sopprimere gli oppositori senza provare alcun sentimento. Eliminare un generale od un politico dissenziente deve richiedergli non più che un cenno della mano. Purtroppo, bisogna prendere atto che, nel suo delirio di onnipotenza, quella nucleare è un’opzione valutabile nei rapporti di forza con l’Occidente. Sperare perciò che possa turbarlo la morte di qualche migliaio di ragazzi russi, mandati senza viveri e senza preparazione ad invadere l’Ucraina, oppure il sacrificio dei civili inermi caduti sotto le bombe, o commuoverlo gli appelli alla pace di Papa Francesco, è illudersi che il personaggio riesca a manifestare tratti di umanità e misericordia.

   Le analisi geopolitiche su cui ci arrovelliamo sono un inutile esercizio di logica su un argomento irrazionale. Guerra è negazione di ragione e diritto: la storia offre esempi numerosi di tragedie nate dal capriccio di uomini mentalmente disturbati.

sabato 26 febbraio 2022

Il Galatino anno LV n° 4 del 25 febbraio 2022

 

Di amori finiti e di altre cose

   Non credo ai “ritorni di fiamma”. La fine di un affetto non subisce i capricci del caso, nasce da motivazioni profonde che il tempo non cambia né cancella.

   Non è possibile ricucire un rapporto dopo insulti, tradimenti e promesse non mantenute. Tranne che per masochismo inguaribile.

   Se mi hai chiamato “terrone” per anni, non puoi aspettarti che mi senta ancora “legato”. E se hai promesso senza mantenere, e potevi fare e non hai fatto, non tornare alla carica. Non mi illudi più.

   Punto! Punto e virgola! Due punti!” (“Totò, Peppino e la malafemmina”, 1956, regia di Camillo Mastrocinque)

sabato 12 febbraio 2022

Il Galatino anno LV n° 3 - 11 febbraio 2022

 

Dell’invidia

   Nel catechismo cattolico il sesto dei sette vizi capitali è l’invidia. Non saprei dire se è una “posizione in classifica” in ordine di demerito decrescente, rispetto al altri e più gravi vizi, ed ignoro quale sia la ratio di siffatta catalogazione delle disposizioni basse dell’animo umano.

   Non invidio gli oggetti che altri possiedono ed ostentano. Non l’auto, non gli abiti ed i gioielli, non “le cose”. Neppure ho invidiato la bellezza, patrimonio che svanisce con l’età e con gli insulti della vita. 

   Perciò sono d’accordo con il compianto Franco Battiato, quando afferma: “Vedi, a me non interessa sentirmi intelligente ascoltando dei cretini che parlano. Preferisco sentirmi cretino ascoltando una persona eccelsa che parla”.

   Ammiro, senza invidiare, intelligenza e cultura. Unici “beni” che non si acquistano con denaro e non si lasciano in eredità.

domenica 30 gennaio 2022

Il Galatino anno LV n° 2 del 28 gennaio 2022

 

I bei tempi passati

   La rivista musicale Rolling Stones afferma che “riciclare le vecchie hit è un affare gigantesco”. Si va a pescare nel mare magnum delle vecchie melodie: rispolverate e corrette con largo uso di campionamenti, si ripropongono con la certezza del successo di ascolti.

   Anche il pubblico sembra apprezzare le glorie del tempo andato, le “ugole d’oro” degli anni ’60. Si producono in improbabili performance con i cantanti e le “cantantesse” moderne, cime di rap che a loro volta traggono vantaggio dalla collaborazione con i “melodici” tradizionali.

   La nostalgia del passato induce a pensare che la gente comune si rifugi nei ricordi dei periodi belli per timore del futuro. Le colonne sonore del boom economico dovrebbero esorcizzare l’angoscia del momento, funestato da epidemie, instabilità economica e venti di guerra.

   Anche la politica usa la stessa tattica. In tempi di crisi “l’usato sicuro”, come la camomilla, ha un che di tranquillizzante per l’elettorato. Ma forse solo per quello di bocca buona.

  

  

sabato 15 gennaio 2022

Il Galatino anno LV n° 1 del 14 gennaio 2022

 

L’oroscopo 2022 di Piero Fax

Ariete: affollamento di pianeti nel vostro cielo, la situazione sentimentale è confusa. Contattate un buon avvocato divorzista o un esorcista, a scelta. Bene la salute. Vincite in arrivo.

Toro: la luna nel segno vi dona instabilità. Camomilla due volte al giorno per mantenere la calma. Ottima forma fisica tondeggiante. Rilassatevi, vincite in arrivo.

Gemelli: troverete l’anima gemella dei Gemelli. Potrebbe essere quella che vedete allo specchio la mattina, ma potreste pure non andarci d’accordo. Vincite in arrivo.

Cancro: stipendio o pensione bastano solo per le bollette del gas e della luce, il conseguente digiuno vi farà acquistare una silhouette invidiabile. Vincite in arrivo.

Leone: il vostro ruggito spaventa eventuali corteggiatori/corteggiatrici, siate più mansuete/i. Salute a gonfie vele (se c’è vento). Vincite in arrivo.

Vergine: a dispetto del segno, siete troppo libertini. Non esponetevi e non date confidenza agli estranei. Forma fisica smagliante. Vincite in arrivo.

Bilancia: non pesate troppo le calorie, accumulare grassi vi servirà nel futuro. Frequenterete buone forchette come voi. Occhio agli alcolici. Vincite in arrivo.

Scorpione: se vi chiamano “sgorbione” non offendetevi. La vostra bellezza è interiore, sappiatela valutare. Allontanate le persone tristi dalla vostra vita. Vincite in arrivo.

Sagittario: molte frecce al vostro arco, però scagliate a casaccio. Ci vuole una mira precisa. Salute in crescendo come il peso. Vincite in arrivo.

Capricorno: la vita è un pesaturo. È consigliabile per voi premunirsi in tempo alle contrarietà, che comunque saranno brevi, perché a fine anno ci sono vincite in arrivo.

Acquario: anno preparatorio al successivo, che sarà a sua volta preparatorio del 2024, che vi preparerà in maniera stupenda al 2025, che…. Fate vita all’aria aperta. Vincite in arrivo.

Pesci: muti come pesci, il vostro atteggiamento prudente vi aiuterà nei momenti complicati. Gli astri vi guardano con indifferenza, meglio così. Vincite in arrivo (lo aspettavate, vero?)