sabato 23 dicembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 21 del 22 dicembre 2023

 

Il caso ha voluto che

 

   Un correttore di bozze un po’ distratto ha elaborato e mandato in stampa un mix bizzarro tra il nostro ultimo pezzullo ed il precedente, stravolgendo il significato del nostro dire e la logica del testo. Il risultato è quella commistione di “alto” e “basso” del pensiero che è il lievito del nostro senso dell’umorismo. Ci raccontano che il meschino, processato e condannato dalla redazione del giornale assisa in seduta plenaria, quale laica Santa Inquisizione, sia stato condotto in catene nella stanza delle torture ed ivi sottoposto a indicibili supplizi. Le urla del reo giungono sino in piazza: San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, lo assista benevolo nell’ora della prova suprema.

   Ma le cose non accadono così, per caso, anche nel caso di questo piccolo caso editoriale. Tutto ha una sua intrinseca necessità nell’accidentale svolgersi degli accadimenti: la comicità involontaria di un articolo, geneticamente modificato nella provetta del correttore, consiglia modestia a chi scrive e tolleranza a chi legge. Il democriteo irrazionale scontro di atomi, generatore casuale di fatti sensibili, non ammette presunzione ed illimitata fiducia nell’intelletto. Siamo e resteremo umani e fallibili, tranne quei pochi cui una patologica ipertrofia dell’Io impedisce l’autocritica. A loro ed a Voi tutti un sereno Natale.

giovedì 7 dicembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 20 dell'8 dicembre 2023

 

Corsi, ricorsi e soccorsi

 

   Giacomo Matteotti viene rapito ed assassinato da una squadraccia fascista il 10 giugno 1924. Il 12 seguente (quando ancora non si conosce la sorte del deputato socialista, il cui corpo verrà ritrovato 2 mesi dopo), le opposizioni al governo Mussolini approvano un ordine del giorno in cui “deliberano di comune accordo che i rispettivi Gruppi si astengano dai lavori della Camera…”.

   Scrive il professore Roberto Martucci: “decidendo di estraniarsi dai lavori parlamentari, le opposizioni adottano indubbiamente una decisione di alto valore simbolico ma, al tempo stesso, essa in sede di ricostruzione storica appare politicamente inetta in quanto priva di sbocchi operativi. L’assenza della minoranza astensionista…(omissis)…non costituisce in sé una risposta forte in grado di rovesciare gli equilibri politici esistenti…”. *

   “L’Aventino” delle opposizioni ottiene l’effetto contrario a quello desiderato: il governo di Mussolini (col famoso discorso del 3 gennaio 1925) chiude la fase del fascismo “parlamentare”. Inizia il Regime. Il seguito è tristemente noto.

   La storia dimostra che il dissenso può esplicarsi anche fuori dall’aula del dibattito politico, ma come efficace interlocuzione con le altre Istituzioni dello Stato, che hanno funzione di equilibrio di un potere (eventualmente) mal esercitato.





  * Roberto Martucci, Storia costituzionale italiana, Dallo Statuto Albertino alla Repubblica (1848-2001), pp 194-195, Carocci Editore 2011


sabato 25 novembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 19 del 24 novembre 2023

 

Il mercoledì della badante

 

   Età media 75 anni. Plotoni di pensionati sulle panchine alle spalle del bar, pubblico non pagante dell’involontaria sfilata del mercoledì pomeriggio. Location, la passerella costituita dal prospetto centrale della Villa, con lo scenario del Monumento ai Caduti. Inconsapevoli modelle, le badanti est-europee nel giorno di riposo infrasettimanale, allegre combriccole che sciamano vociando nella loro lingua madre. In quel rumeno in apparenza vicino al dialetto ligure, oppure nel moldavo ed ucraino assimilabili al russo per l’orecchio ignorante degli idiomi slavi, quale il nostro.

   Il défilé va in replica una volta a settimana. Una platea maschile anziana non può che comportarsi seguendo i paradigmi caratteristici per età, cultura e latitudine, e di conseguenza esprimere uno spontaneo, del tutto innocuo apprezzamento per questa esotica presenza muliebre; anche nei casi in cui, educati da un senso estetico pur mediocre, farebbero opera di virile misericordia chiudendo un occhio o, meglio, entrambi, ed astenendosi dai commenti.

   Ma chi siamo noi per giudicare? De gustibus non est disputandum.

domenica 12 novembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 18 del 10 novembre 2023

 

Pittule e mieru

   Apprendo che la comunità salentina di Milano sta organizzando la serata di S. Martino, una delle ricorrenze invernali maggiormente “sentite” della nostra tradizione. In più locali della città, studenti e lavoratori si incontreranno per rinnovare il legame ideale con la propria terra d’origine. Pittule e vino novello per mitigare la nostalgia degli affetti lontani e della cucina di casa.

   Non conosco famiglia che non abbia un figlio o un parente “fuori”. Ho scritto spesso del fenomeno tutto italiano dell’emigrazione interna, delle sue cause antiche e recenti: non intendo soffermarmi ancora su un argomento che mi ferisce nel profondo e che, immagino, possa suscitare in qualche lettore un moto di insofferenza.

   Però invito a riflettere sul precario equilibrio socioeconomico di un Paese attualmente protetto dal giudizio severo dei mercati finanziari, solo per le concomitanti crisi in Ucraina e Palestina. Ma che, prima o poi, è tenuto ad affrontare la secolare ed irrisolta divisione, per evitare un esito “jugoslavo”. A cui, chi scrive, è apertamente favorevole.

   A casa bruciata menti focu”, antica saggezza salentina.

venerdì 27 ottobre 2023

Il Galatino anno LVI n° 17 del 27 ottobre 2023

                                          Quattro ruote e due neuroni (in totale)

   Congresso di Premi Nobel della circolazione, il giovedì mattina, in zona Fiera. Si consuma lo psicodramma del parcheggio al mercato, istantanea della cosiddetta società civile in assenza di un soggetto regolatore. Nel nostro caso incarnatosi nell’unico vigile urbano presente, condannato da un destino cinico e baro a dirigere il traffico all’incrocio Viale Jonio - Via Lecce e, ahilui/lei, ad inalare per ore i miasmi dei veicoli in transito e riemetterli dal fischietto.

   A 200 metri, nei pressi dell’ex Mercato Boario (oggetto di roboanti programmi mai realizzati), un cartello stradale ammonisce a non risalire da Ponte Picaleo verso via Lecce, ogni giovedì tra le 7 e le 14. Testimoni oculari raccontano di aver visto rispettare il divieto. Sicuramente è successo: chi scrive non ha ancora assistito a tanto prodigio. Di conseguenza, una nutrita schiera di scapricciatielli del Codice, al volante del proprio mezzo, imperterrita si avventura controsenso (ça va sans dire) per affermare il proprio diritto al transito, ostentando una mimica facciale che, sia concesso, ricorda altra pars corporis poco espressiva e generalmente celata alla vista.

   Il flusso veicolare improprio genera un caos biblico di auto ferme, impossibilitate sia ad avanzare che a tornare indietro. C’è chi perde la pazienza: avete indovinato, proprio chi non avrebbe dovuto essere lì, a quell’ora ed in quella via. Come è facile intuire, dalle palore (che non conviene riportare) si passa rapidamente alle vie di fatto. Una signora, sgusciata dalla sua macchinina, ingaggia una furibonda colluttazione con la nemica proveniente dalla direzione opposta, che si conclude in favore della più anziana delle due per k.o. tecnico al terzo round, grazie ad un colpo ben assestato in testa all’avversaria con la busta di patate usata a mo’ di clava. Gli allibratori presso l’improvvisato ring la quotavano perdente a 1,5 causa evidente sproporzione di mezzi fisici (welter c/peso massimo): la puntata invece assicura una ricca vincita agli audaci scommettitori.

   Più avanti, un giovane circonfuso di insuperabile tochità, dal finestrino della coupé “nero inferno” di marca bavarese recita il mea culpa (“Non avremmo dovuto entrare”) in modo affatto ordinario, battendo tre pugni sul cofano della Bianchina dell’incolpevole vecchietto sulla via di casa, per costringerlo ad indietreggiare e fargli strada.

   A-morale della favola: in assenza di guardiani, il popolo osserva la legge, però la sua.

sabato 14 ottobre 2023

Il Galatino anno LVI n° 16 del 13 ottobre 2023

 

El robo de San Miguel

Telenovela mexicana - Episodio n° 3

 

   En una oscura noche, mientras la gente honesta estaba durmiendo, las paredes de la Casa Comunal de Nueve (pequeña pero linda ciudad nel corazón de Saliento mexicano) fueron pintadas con las imágenes de San Pedro y San Pablo.

   A la población Nuevena, gente muy brava y muy orgullosa de sus tradiciones, este acto pareció una provocación. El alcalde De La Virgin, seguramente y sin ninguna duda el mejor y mas sonriente alcalde del mundo y del universo, preguntó al pueblo Nueveno reunido en la plaza por la fiesta: “¿Querida gente de Nueve, te gusta el murales?”

   Respondió con una sola voz el pueblo: “¡Nos gusta una pareja de coyotes! ¿Que cactus tienen que ver San Pedro y San Pablo con Nueve? ¡Inmediatamente queremos la sagrada imagen de nuestro protector San Miguel!”.

   Y fue revolución: con Lori de los Tondos. pasionaria local, comandante en jefe de la revuelta popular.

 

   Non cambiate canale. Dopo la pubblicità, la nuova puntata della telenovela, sempre su questa rete.

venerdì 15 settembre 2023

Il Galatino anno LVI n° 14 del 16 settembre 2023

 

Espressioni gergali, istruzioni per l’uso

 

1)   T’aggiu crisciutu” (“Ti ho nutrito”): frase caratteristica della confinante della vostra casa d’infanzia, che vi rivede adulti. Non attiene ad effettive prestazioni vicinali di cura e/o assistenza nel passato. Non mostrare confidenza eccessiva.

2)     N’imu spartutu lu sonnu” (“Abbiamo condiviso le notti”): appartiene a persona con cui, per anni, avete scambiato asettici “buongiorno” e “buonasera” sulle scale del condominio. Rispettare l’educata usanza.

3)     De ci si’ fiju?”: la domanda introduce dotte disquisizioni araldiche sulle comuni origini risalenti al tardo ‘600. Non rivelare le ascendenze, neanche sotto tortura.

4)   Cchiù nnanti ave postu”: (“Più avanti ci sono parcheggi liberi”). Unità cinofile sono ancora alla ricerca dei dispersi nella savana. Diffidare, diffidare sempre.

domenica 16 luglio 2023

Il Galatino anno LVI n° 13 del 14 luglio 2023

 

Come eravamo

   Rispolvero vecchi album di fotografie e “super 8” della durata di pochi minuti. Reperti storici anteriori alla digitalizzazione delle immagini e dei documenti, conservati in un archivio familiare. Mute testimonianze della tecnologia artigianale dello sviluppo di pellicole e della stampa su carta sensibile in camera oscura.

   Rivedere sé stessi giovani, misurare non senza un grammo di vanità senile il proprio aspetto esteriore asciutto e muscoloso; dedicare un pensiero nostalgico alla biondina sorridente nella scolorita Polaroid scattata in spiaggia. La ragazzina che ci ha fatto perdere la testa, la prima di tante. Nell’ora che, anagraficamente, “volge il disìo”, rammentare l’epoca d’oro della gioventù, sia pure attraverso un amarcord malinconico, è abitudine consolatoria per chi si affaccia alla terza età. Ci si conceda senza rimpianti questa debolezza umanamente comprensibile: in fondo, l’etimologia del verbo ricordare è “riportare al cuore”.

   Altrettanto perdonabile è “l’operazione nostalgia”, la rievocazione (lungi da noi il definirla parodistica) di un momento della vita cittadina economicamente, politicamente, culturalmente irripetibile, sic stantibus rebus. Non si infierisca sul tentativo di esaltare i fasti passati, tanto apprezzabile dal punto di vista dell’orgoglio campanilistico, quanto masochistico per l’ingeneroso paragone con un oggi incerto e declinante.

   Questo, non altro, è possibile attuare senza una progettualità a lungo termine ambiziosa ma realistica, e non avendo più con i “Santi in Paradiso” quei canali privilegiati che realtà vicine hanno monopolizzato a loro favore. E questo si fa.

venerdì 9 giugno 2023

Il Galatino anno LVI n° 11 del 9 giugno 2023

                                                                    Donne e motori

   Attribuiscono ad Henry Ford, fondatore della nota casa automobilistica, un aforisma: “Quello che non c’è, non si rompe”. Il successo di vendite delle sue vetture si è basato inizialmente sulla semplicità meccanica e l’assenza di accessori inutili, oltre che su un prezzo accessibile al cliente medio.

   Raccontano pure che l’industriale americano si togliesse il cappello al passaggio delle Alfa Romeo, in segno di ammirazione per quel marchio. Non è un caso che le auto con lo stemma del “biscione” siano tra le più ricercate nel mercato dei veicoli d’epoca, a quotazioni notevoli.

   Quello delle automobili è un settore saturo. La transizione verso la propulsione elettrica, sebbene agevolata fiscalmente, non decolla, sia per il prezzo iniziale che per l’ancora scarsa diffusione di stazioni di ricarica. La concentrazione dei marchi ha poi creato un appiattimento di linee e meccaniche: si comprende perciò lo stupore di chi acquista la prestigiosa auto tedesca, per scoprire sotto il cofano un proletario motore francese, neanche tra i più affidabili. Un esempio fra tanti.

   Questo Paese è stato un tempo la fabbrica di eccellenze su quattro ruote. L’ultima generazione di industriali, che di italiano non ha più neanche il cognome, ha deciso che la finanza abbia appeal maggiore della meccanica di pregio, ed ha quindi ceduto ad un gruppo internazionale a guida francese il controllo del settore nazionale dell’auto. La conseguenza diretta è la perdita di impianti, posti di lavoro, know-how, come testimonia l’azzeramento della gamma di un marchio noto un tempo per le vittorie nei rally e per l’eleganza e raffinatezza delle vetture. Ed il brand di auto sportive più noto al mondo è lontanissimo ormai da anni dai podi della Formula 1.

   A Napoli un detto popolare, qui irripetibile in modo esplicito, vorrebbe che non si possa affidare ai ragazzini, le criature, un particolare anatomico indiscutibilmente molto ambìto dal pubblico maschile adulto. Le criature non saprebbero che farsene. Questo abbiamo ricordato, riflettendo sui destini ormai segnati dell’auto italiana, giocattolo ereditato da mani incoscienti.

venerdì 19 maggio 2023

Il Galatino anno LVI n° 10 del 19 maggio 2023

 

Diplomazia portami via

   L’impero americano è all’inizio della sua parabola discendente. La narrazione storica fornisce esempi numerosi di imperi collassati per cause di natura sia esogena che endogena, da Erodoto e Tacito in poi. Con una semplificazione forzata, si potrebbe far coincidere l’avvio di questa fase con la dissoluzione dell’Unione Sovietica e del Patto di Varsavia, e la quasi contemporanea ascesa della Cina a competitore principale. Scomparso il vecchio “nemico”, contro cui coalizzare forze interne ed alleate, ed individuato il prossimo nella Repubblica Popolare, il processo implosivo statunitense ha esordito quasi in sordina, per manifestarsi di recente con la netta spaccatura dell’elettorato che ha dato origine a convulsioni mai immaginabili prima, e causato l’emersione della violenza politica come “mezzo possibile” della scalata al potere della più grande democrazia occidentale.

   Il modello della globalizzazione di matrice americana, esportato manu militari in tutto il mondo, ha mostrato un limite invalicabile: l’impossibilità di produrre e consumare all’infinito in un ecosistema che dispone di risorse limitate. Sono in crisi irreversibile sia il paradigma consumistico occidentale che la Nazione che ne ha fatto la pietra angolare del proprio sviluppo. La geopolitica insegna che le gerarchie fra gli Stati sono determinate dal controllo della distribuzione delle risorse finite di cui abbiamo accennato. L’America ha condizionato a suo vantaggio queste relazioni non tanto con fondamenta economiche sane e solide, ma attraverso la dislocazione globale delle proprie forze armate per dominare i flussi di materie prime, merci e transazioni finanziarie. Lo scenario mondiale in evoluzione (Cina, BRICS, Medio Oriente e continente africano) sovverte le magnifiche sorti e progressive degli Stati Uniti e dell’Occidente suo alleato, tra cui l’Italia, territorio ospite di oltre 100 basi militari USA, alcune dotate di testate nucleari, il cui perimetro è off-limits.

   La sovranità di uno Stato è certificata, per definizione, dalla capacità di mantenere il monopolio della forza sul territorio ma anche dalla libertà di iniziativa nelle relazioni con altri Stati. L’Italia non possiede né l’una né l’altra, legata militarmente e diplomaticamente com’è da remoti trattati internazionali che le sono stati imposti per ragioni che è lungo elencare.

   Il destino italiano riposa purtroppo su basi instabili. USA ed Italia, simul stabant, simul cadent.

venerdì 5 maggio 2023

Il Galatino anno LVI n° 9 del 5 maggio 2023

 

In tema di rispetto della libertà d’espressione

  Nell’indice 2022 sulla libertà della stampa, Wpfi, elaborato da Reporters senza frontiere, l’Italia risulta 58ma su 180 paesi esaminati. Rispetto alla posizione 41 occupata nel biennio 2021 e 2020, si tratta di uno smottamento di ben 17 posizioni, il che la colloca peggio di paesi come Giamaica (12), Costa d’Avorio (37), Taiwan (28), Gambia (50), Romania (56).” *

    Particolare attenzione è riservata nel Rapporto al "caso" Italia, uno dei Paesi del Consiglio d'Europa in cui «i giornalisti sono sempre più spesso portati in giudizio per diffamazione» e tra gli Stati in cui si è registrato il più alto numero di casi di molestie, intimidazioni e campagne denigratorie nei loro confronti. «L'Italia – si legge ancora – non solo non ha depenalizzato la diffamazione, ma il suo nuovo governo ha dato la sua benedizione all'uso di procedure giudiziarie per mettere a tacere i suoi critici».” **

   Il “caso Italia” denuncia una duplice criticità: a) il tentativo di addomesticare il giornalismo “non allineato” mediante misure coercitive, che vanno dalle querele per diffamazione, più o meno fondate quando non strumentali, alla denigrazione sic et simpliciter, e b) la promozione con ogni mezzo della stampa embedded, “irregimentata”, le cui funzioni di informazione pubblica, critica e pungolo del potere sono inficiate da cointeressenze e reciproci do-ut-des.

   La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” (art. 21 Cost.). Una sana dialettica potere-stampa prescrive che si confrontino opinioni con opinioni, che ai fatti si contrappongano fatti documentati. Il riconoscimento dell’interlocutore ed il rispetto della sua dignità di persona, prima, e poi di giornalista, è canone basilare di buona educazione, civiltà e galateo istituzionale: affermazione tanto ovvia da sembrare pedanteria doverla ribadire. Al contrario, costituisce l’espressione patologica di una concezione “padronale” della cosa pubblica l’affibbiare epiteti ridicolmente infantili a chi osa “cantare fuori dal coro” (diritto intangibile, piaccia o no), nel tentativo patetico di “bullizzare” la voce scomoda. In modo particolare quando gli insulti, veicolati attraverso i social, sono proferiti da figure alle quali è stato affidato (forse incautamente) il ruolo di portavoce del potere.

 

 

 

 

* https://lavocedinewyork.com/news/first-amendment/2022/05/17/italia-indice-liberta-di-stampa-classifica/

** https://www.fnsi.it/protezione-del-giornalismo-presentato-il-rapporto-2023-del-consiglio-deuropa-liberta-di-stampa-in-continuo-degrado

domenica 23 aprile 2023

Il Galatino anno LVI n° 8 del 21 aprile 2023

 

Mutismo e rassegnazione

   “Ho perso le parole”: Luciano Ligabue trascrive “frammenti di un discorso amoroso”, ma l’incipit del brano si presta a tratteggiare con due pennellate l’angoscia di chi scrive per professione o per diletto, nel momento in cui gli appare evidente la sterilità del suo esercizio intellettuale. Difficile dire come e perché questo avvenga. La ragione più semplice potrebbe essere la consapevolezza della mancanza di sintonia col mondo contemporaneo ed i suoi temi. Si può anche ritenere, senza presunzione ma con una discreta dose di pessimismo, che gli argomenti condivisi siano riflessioni improponibili ad un pubblico vasto. Non è tempo di approfondimenti, quello in cui la conversazione è scambio di emoticon e la convivenza banale digitalizzazione di rapporti umani, condensati nel grz e prg, quando - eccezionalmente - si voglia apparire educati e rispettosi della netiquette.

   Qualcuno ha scritto che l’uso pervasivo del cellulare, sostituto informatico di cervello e voce, ha soppresso la comunicazione verbale e, di conseguenza, l’incremento del patrimonio personale di vocaboli. Sembra poca cosa, non lo è.

   "Non si tratta solo della diminuzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze del linguaggio che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso... La graduale scomparsa dei tempi (...) dà origine a un pensiero nel presente, limitato al momento, incapace di proiezioni nel tempo... Senza parole per costruire ragionamenti, il pensiero complesso caro a Edgar Morin viene ostacolato, reso impossibile... Più povera è la lingua, meno pensiero esiste... Non c’è pensiero critico senza pensare." *

   Ho perso le parole anch’io. Nell’attesa di recuperarle, propongo quelle di chi ancora ne possiede.



* https://vittoriodublinoblog.org/2021/03/15/il-calo-del-quoziente-intellettivo-limpoverimento-del-linguaggio-e-la-rovina-del-pensiero/


venerdì 24 marzo 2023

Il Galatino anno LVI n° 6 del 24 marzo 2023

 

Almeno tu nel multiverso

   L’uso del social cinese TikTok è stato vietato in molte nazioni ai rappresentanti e funzionari governativi. I servizi di intelligence occidentali hanno fondati sospetti che TikTok fornisca al governo di Pechino informazioni su aziende ed amministrazioni pubbliche di altri paesi, col pericolo di sottrazione di dati riservati ed attacchi alla sicurezza informatica delle istituzioni. Sin qui, le notizie serie.

   Passiamo alla commedia dell’arte. Qualcuno ricorderà il politico italiano, molto avanti con gli anni, siamo nei paraggi dei 90, presentatosi su TikTok per “avvicinare” la fascia giovanile dell’elettorato che è tradizionalmente, ed a mio avviso definitivamente, lontana dalla politica politicante, in occasione delle ultime elezioni. La clip allegra (o patetica, secondo le opinioni) mostra il signore in questione far sfoggio del risaputo repertorio di sorrisi ed ammiccamenti: la stucchevole captatio benevolentiae non ha sortito effetto alcuno, tranne quello di aggiungere un altro pregevole contributo all’archivio del cabaret politico italiano. Se la mossa sia stata suggerita dalla quarta moglie-badante o da qualche eccelsa mente del marketing lautamente compensata per il “lavoro”, non è dato sapere. Si conosce bene il responso delle urne, che relega il partito a percentuali irrilevanti.

   Benedetto sia il multiverso. Concede il noto quarto d’ora di celebrità (ma anche meno) ai frustrati di ogni genere, ordine e ceto sociale, a tutti permette una sfavillante vita immaginaria parallela, sulle orme di Gianluca Vacchi e Chiara Ferragni, senza la loro notorietà e conto in banca.

   Chi vuole, quindi, crei il suo avatar ed in quello si immedesimi e sia virtualmente felice, pur di non intralciare chi comanda nel mondo reale.

venerdì 10 marzo 2023

Il Galatino anno LVI n° 5 del 10 marzo 2023

                                                                Selfie col morto    

   Provo ad esporre, con doveroso e spontaneo rispetto, mie considerazioni personali sulla scomparsa di Maurizio Costanzo. Ritengo che ogni evento nell’esistenza di una celebrità perda la riservatezza propria della ricorrenza familiare, per diventare celebrazione coram populo. Gravidanze e nascite, ménage coniugali soporiferi oppure frizzanti, amori clandestini e vacanze in luoghi esotici: richiama interesse pubblico “tutto quanto fa spettacolo”, come recitava un rotocalco televisivo degli anni ’80. Persino la morte, che dovrebbe recare il sigillo intoccabile: mortuis nihil nisi bonum.

   Straparla invece senza remore un critico televisivo, mentre in una chiesa della capitale si svolge la cerimonia funebre trasmessa in diretta. "La sua era una Tv da uomo di potere... Aveva la capacità di tenere sempre il piede in più scarpe... Ha creato dei personaggi che sono sopravvissuti, ma ha creato anche dei mostri, nel senso di persone esaltate, fuori di testa... Il personaggio mi piaceva moltissimo, ma non mi piaceva la persona. Uno iscritto alla P2, uno che ha intervistato Licio Gelli, l’abbiamo rimosso?". Con la sua stroncatura estemporanea ed inopportuna, anche perché rivolta non al professionista ma all’uomo, Aldo Grasso ci è parso annullare la distanza che separa il “venerato maestro” dal vecchio uscito di senno.

   Smarrito il contegno riservato agli avvenimenti luttuosi, proprio come capita al forse troppo ascoltato scrittore di questioni televisive, sui social si scatenano anonimi detrattori. Perfidamente sottolineano che la demolizione dell’ultimo tabù, il selfie con la vedova davanti al feretro, è il prodotto culturale del genere trash caro al duo Costanzo-De Filippi. In tutta onestà, è mia opinione che non siano stati i soli ed i principali megafoni di cattivi esempi mediatici, ma quelli di maggior successo: una presunta colpa o una bravura indiscutibile, a seconda delle opinioni, che in molti suscita invidia mal dissimulata.

   Costanzo chiudeva il suo show, se ricordo bene, con l’imperativo “Sipario!”. Credo sia gesto di umana misericordia e civiltà soddisfarne la richiesta postuma, reprimendo pur meritati encomi e biasimi fuori luogo

sabato 25 febbraio 2023

Il Galatino anno LVI n° 4 del 24 febbraio 2023

 

Alzati che si sta alzando la canzone popolare

 

   L’ autorevole The Economist titola “Knives out at the festival”: tradotto alla buona, “Al festival spuntano i coltelli”. Il sottotitolo: “La canzone è affare serio nella patria di Verdi e di Puccini”. L’articolo spiega ai lettori sparsi per il mondo la mutazione nel tempo della manifestazione sanremese, da gara canora a fenomeno mediatico, vetrina della decadenza dei costumi peninsulari. Il tono è quello ironico e dispregiativo dell’osservatore di cultura anglosassone costretto a raccontare, forse controvoglia, le italiche bizzarrie.

   Per il pubblico internazionale che sfoglia online il periodico, è difficile comprendere i rituali bizantini di un popolo che per 5 giorni dimentica guerra, crisi economica, terremoti, elezioni regionali, lasciandosi ipnotizzare da più o meno orecchiabili canzoncine. Quale obiettore di coscienza festivaliero e non avendone seguito neppure un’edizione, chi scrive ha dovuto acquisire tra amici e familiari informazioni sull’argomento, le più entusiastiche e particolareggiate reperibili sul mercato delle opinioni.

   È sgradevole conoscere il giudizio che all’estero hanno di questo Paese. Io non sarei molto pessimista, però. Il dato statistico della percentuale di votanti alle regionali, se confrontato con lo share della kermesse canora di Sanremo, dimostra che la gente ha preferito le sceneggiate del palco dei fiori molto più degli stucchevoli siparietti politici.

   Un apprezzabile sussulto di dignità popolare.

sabato 11 febbraio 2023

Il Galatino anno LVI n° 3 del 10 febbraio 2023

 

Il negro da cortile

   Al dicembre 1865 (entrata in vigore del 13° emendamento della Costituzione) risale l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti. Nell’aprile precedente si era conclusa la guerra di secessione con la vittoria degli Stati del nord, fautori dell’abolizione.

   Opportuno ricordare che invece è dell’autunno del 1839 – 26 anni prima che negli Stati Uniti – la legge del Regno delle Due Sicilie, voluta da Ferdinando II°, “per prevenire e reprimere i reati relativi al traffico conosciuto sotto il nome di Tratta de' negri”. E che l’eroe Garibaldi, a cui l’Italia riconoscente dedica statue equestri ed intitola piazze, corsi, portici e sottoscala, esercitò intorno al 1850-1852 il lucroso mestiere di “scafista” tra il Perù e la Cina, con gli elogi del suo armatore e concittadino nizzardo Pietro Denegri (nomen omen), avendo consegnato ottima “merce” – schiavi cinesi – con un indice di mortalità del “carico” inferiore al 20%, allora usuale. A prova dell’onesto commercio garibaldesco in Sud America, restano “bolle di trasporto” firmate dal futuro condottiero dei Mille.

   Ma torniamo all’argomento del titolo. L’attivista afroamericano Malcom X definiva il “negro da cortile” come lo schiavo di colore preferito dal padrone bianco, a lui fedele ed affezionato e, in quanto tale, benevolmente ammesso a convivere nella cantina della sua abitazione, nutrito dai resti del suo pasto e vestito meglio dei “negri dei campi”. Suo compito era anche convincere questi ultimi dell’umanità del signore e della ragionevolezza, per il loro stesso bene, delle violenze padronali contro di loro.

   Apprendo che il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità, presenti i (pochi) ministri meridionali, il disegno di legge sull’autonomia differenziata, che nobilita di veste istituzionale ciò che è sotto gli occhi di tutti: l’esistenza di due Italie, con due classi di cittadini, titolari di diseguali diritti graziosamente elargiti in base al luogo di nascita.

   Invito chi legge a non estrapolare, da quanto raccontato, deduzioni arbitrarie, come se chi scrive queste trascurabili righe volesse idealmente appaiare i “negri da cortile” alla classe politica sudicia o sudista che dir si voglia. Non è davvero così.

sabato 28 gennaio 2023

Il Galatino anno LVI n° 2 del 27 gennaio 2023

 

N’eurodeliri

   Leggo oggi, 23 gennaio, una corrispondenza dagli Stati Uniti dell’agenzia giornalistica ANSA.  Il mestiere di dog sitter (badante per cani) nella città di New York può fruttare sino a 100.000 dollari l’anno, poco meno di 92.000 euro: un lavoro con orari flessibili, compensato discretamente, gradito a studenti e pensionati per “arrotondare” e condurre un’esistenza più confortevole.

   Per la legge della domanda e dell’offerta, appare del tutto evidente che vi sia qualcuno disponibile ad investire quella somma per delegare a terzi la passeggiata quotidiana, il nutrimento e la cura del pelo del proprio carissimo (in tutti i sensi) animale domestico. Ardua impresa, in effetti, occuparsi di Snoopy tra un volo in jet privato ed un incontro alla Casa Bianca.

   Altra notizia non collegata alla precedente, ma solo in apparenza. L’amministratore delegato di una importantissima istituzione bancaria, con stipendio mensile equivalente (euro più, euro meno) a 500 dei miei, dichiara in un’intervista che si occuperà di ingiustizie e disparità sociali, una volta raggiunta l’agognata pensione ed incassato il misero TFR, presumibilmente pari al bilancio annuale di una media città italiana. Siccome la dichiarazione è stata rilasciata con l’aplomb del top manager, siamo (quasi) certi non si tratti di una battuta fantozziana. E pensiamo che il tizio in questione creda davvero a quello che dice, senza un sia pur minimo moto di vergogna per le sue parole ed il rispetto dovuto alla dignità dell’uditorio.

   Riprendo in mano con maggiore attenzione, ed interesse rinnovato e crescente, i testi di storia e filosofia del Medioevo. Un periodo di civiltà splendida, se rapportato ai nostri giorni alienati.

domenica 15 gennaio 2023

Il Galatino anno LVI n° 1 del 13 gennaio 2023

 

Citazioni citabili

 

   Si celebra la Giornata nazionale della bandiera. Il largo ricorso alla retorica delle alte cariche (da Mattarella “il simbolo della unità e indivisibilità del Paese”, a Meloni “racchiude i valori di libertà, solidarietà ed uguaglianza”) svolge l’identica funzione dei diffusori di aromi che, in certe case, vorrebbero coprire il tanfo di sporco vecchio mai rimosso. Ribattere la necessità (ancora Meloni) di “ricucire ciò che è strappato, riannodare i fili del nostro stare insieme, riscoprirsi comunità” è un chiaro tentativo di giustificare preventivamente l’autonomia differenziata pretesa dalle Regioni del Nord, cioè il riconoscimento istituzionale dei privilegi storicamente concessi ad una sola parte del Paese a spese dell’altra. L’esempio seguito è quello dell’estrattivismo colonialista europeo nel Sud America ed in Africa, applicato tal quale nell’Italia postunitaria sino ai giorni nostri. La restaurazione di una coesione sociale mai esistita, di cui si vaneggia nelle interviste, è utopia e populismo.

   Il tedesco Carl Schmitt un secolo fa scriveva che la politica contemporanea è secolarizzazione di categorie religiose: ciò implica, portato secondario, che la “sacralità” del concetto di Stato possa, anzi debba essere imposta anche attraverso simboli assurti ad immagine sacra, oggetto di manifestazioni di devozione popolare. La bandiera è uno di questi, a prescindere dalla sua presunta unicità ed originalità. Pertanto, il vessillo modificato di un colore sul drappo rivoluzionario francese può egregiamente servire allo scopo, negli stadi più che nelle ricorrenze civili.

   Professioni di fede laica e concetto di Stato, dicevamo, che sappiamo essere “altro” da quello di Nazione. Stato: vocabolo che definisce ma non supera la nozione di apparato burocratico ed amministrativo, essendovi assente il pathos, lo spirito vitale dell’idea di Nazione, in cui invece confluiscono Popolo, territorio, lingua, storia, cultura ed economia. Ovvero un idem sentire identitario.

   Non è un caso che la parola “stato” sia, in grammatica italiana, il participio passato del verbo essere.