venerdì 14 dicembre 2012
Il Galatino anno XLV n° 21 del 14 Dicembre 2012
giovedì 6 dicembre 2012
Il Galatino anno XLV n° 20 del 7 Dicembre 2012
venerdì 23 novembre 2012
Il Galatino anno XLV n° 19 del 23 Novembre 2012
Fare i nomi dei mandanti, restituire il malloppo, i 30 denari arraffati vendendo i propri connazionali all'usura delle banche centrali. E poi sparire tutti nell'ignominia degli esuli, inclusa la dorata progenie per niente choosy grazie alle amicizie di papy e mamy.
Resterà una questione: cosa fare dei cani da guardia del regime, i manganellatori di pacifici dimostranti. Forse un percorso di recupero in fabbrica, nelle scuole e negli ospizi, potrebbe essere punizione mite ed esemplare.
Addavenì.
venerdì 9 novembre 2012
Il Galatino anno XLV n° 18 del 9 Novembre 2012
sabato 27 ottobre 2012
Il Galatino anno XLV n° 17 del 26 Ottobre 2012
domenica 21 ottobre 2012
Galatina.it 20 ottobre 2012
giovedì 11 ottobre 2012
Il Galatino anno XLV n° 16 del 12 Ottobre 2012
sabato 29 settembre 2012
Il Galatino anno XLV n° 15 del 28 Settembre 2012
venerdì 14 settembre 2012
Il Galatino anno XLV n° 14 del 14 Settembre 2012
venerdì 13 luglio 2012
Il Galatino anno XLV n° 13 del 13 Luglio 2012
venerdì 29 giugno 2012
il Titano del 26 Giugno 2012
venerdì 15 giugno 2012
Il Galatino anno XLV n° 11 del 15 Giugno 2012
Tra i tanti inviati da "anonimi", questo commento riscuote molti consensi tra i lettori, ma è il solo a venir cancellato. Evidentemente colpisce nel segno.
La situazione: pennivendoli al soldo della dittatura continuano imperterriti a narrare le res gestae della nostra classe politica (si passi la definizione iperbolica), compiacendosi di descrivere con mirabile faccia tosta i minuetti dell'oscena nomenklatura; naturalmente vengono ricambiati di tanta cortesia, persino con incarichi nelle authority affidati alle gentili consorti.
Intanto, il liquidatore della IIa Repubblica, Grillo Giuseppe detto Beppe da Genova, promette una Norimberga al regime partitico. Sondaggi attendibili danno oltre il 20% il suo Movimento 5 Stelle, sul cui successo ironizzano le stizzite damine di palazzo, proprio perché fa paura. Di conseguenza incute terrore la prospettiva delle urne, come al tempo la ghigliottina rivoluzionaria ai nobili di Francia: perciò non voteremo a breve.
In attesa di una improbabile palingenesi politica, dato il livello etico dei nostri rappresentanti incapaci di autoemendarsi, il momento storico rende praticabile un'utopia, ovvero lo sbocco in senso apertamente autoritario del governo-fantoccio, con lo stato di polizia che consenta di completare la sottrazione di sovranità in favore della finanza usuraia.
I media servi e bugiardi (tranne che il Web "brigante") censurano i fischi e gli insulti al Presidente in visita nell'Emilia terremotata, e le numerose denunce contro di lui, contro il Premier e contro Governo e Parlamento per una serie di ipotesi di reato gravissime, tra le quali attentato all'integrità ed all'indipendenza della Nazione.
Solo per condividere del riso amaro, e per dare una pallida idea del genio italico al potere, raccontiamo di un'esponente del PD che si congratula col ministro Fornero per la modifica (leggasi abolizione) dell'art. 18 statuto dei lavoratori; tessiamo le lodi di un Presidente di regione, sedicente poeta della classe operaia ma in realtà pesce gregario di Confindustria, che contraddice quanto detto in campagna elettorale e privatizza la gestione dell'Acquedotto in barba a referendum e volontà popolare; e, dulcis in fundo, alla rubrica "Comiche finali", registriamo l'ennesimo progetto politico dell'inossidabile cavaliere, dal nome "Italia Pulita".
Per sillogismo, non ci stupirebbe un Erode leader del "Partito per la Protezione dell'Infanzia".
venerdì 25 maggio 2012
Il Galatino anno XLV n° 10 del 25 Maggio 2012
mercoledì 9 maggio 2012
Il Galatino anno XLV n° 9 dell'11 Maggio 2012
venerdì 27 aprile 2012
Il Galatino anno XLV n° 8 del 27 Aprile 2012
venerdì 13 aprile 2012
Il Galatino anno XLV n° 7 del 13 Aprile 2012
venerdì 30 marzo 2012
Il Galatino anno XLV n° 6 del 30 marzo 2012
Effetti collaterali del caro-carburanti
Prezzo della benzina prossimo ai 2 euro al litro, livello già superato nelle stazioni di servizio di alcune autostrade. Sul piede di guerra i piccoli gestori per il calo delle vendite, gongolano invece i petrolieri: sarà ancora più facile, con questi guadagni, scapricciarsi ad ingaggiare calciatori da 20 milioni a stagione per la propria squadra, alla faccia degli operai in mobilità. Si lamentano, è chiaro, gli automobilisti e tutti coloro che usano il mezzo privato per lavoro, perchè muoversi è diventato costosissimo. In conseguenza, sulle strade la velocità media è scesa di molto. È facile vedere lunghe teorie di auto, anche di lusso, viaggiare a 70-80 Kmh, un regime di tutto riposo per i motori e quindi di bassi consumi. Diminuiscono, ovviamente, le probabilità di incidenti dovuti all’alta velocità. C’è poi un altro aspetto molto significativo, che è l’incremento dell’uso del mezzo pubblico (ad esempio i trenini della Sud Est) anche in zone come il Salento dove era ancora poco diffuso, e il cosiddetto car sharing ovvero l’uso dell’auto per recarsi al lavoro condividendola con altre persone. Questi sono alcuni risvolti positivi.
Di contro, siccome i costi di gestione delle auto sono ormai insostenibili per le famiglie, se ne limita l’utilizzo solo quando indispensabile e si risparmia su tutto. Qualcuno, purtroppo, anche sulle assicurazioni. C’è chi esibisce sul parabrezza contrassegni taroccati, cioè riprodotti falsamente con lo scanner ritoccando le date di scadenza. Anche per questo motivo ho aumentato la mia prudenza alla guida. So che, in caso di sinistro, ho una probabilità su tre di incontrare conducenti non assicurati. Il che vuol dire che i danni ai mezzi ed alle persone, nel 30% dei casi, sono purtroppo scoperti da indennizzo, come in una roulette russa. Volendo, c’è tanto lavoro per le forze dell’ordine preposte al controllo del traffico.
venerdì 16 marzo 2012
Il Galatino anno XLV n° 5 del 16 Marzo 2012
Libero pensiero, sovversione
I modelli di società occidentali, in particolare quelli di ispirazione anglosassone imposti dovunque con la corruzione o con le armi, esaltano e favoriscono le intelligenze pratiche più che le speculative. Il mercato del lavoro richiede competenze estremamente specialistiche: si pensi alle tante branche dell’ingegneria. Il tecnico moderno è una figura descrivibile come l’antitesi del genio rinascimentale leonardiano, intelletto poliedrico capace di partorire, in uno stesso arco temporale, opere d’ingegno, d’arte e di filosofia. Occupato invece a testa bassa ad ideare o produrre sempre nuova tecnologia da sfruttare in breve tempo, perché subito obsoleta, cultura dell’effimero, denaro e ricchezza virtuali, carte da bollo e burocrazia inutile ma vessatoria per il cittadino in termini di tempo e costi, il prestatore d’opera (di braccio o di concetto) non avrà la possibilità di interrogarsi su un’esistenza persa nel labirinto produzione-consumo-debito; e, soddisfatto di sé, verrà tenuto in un limbo di mediocrità culturale pianificata a tavolino e coltivata “in tutta scienza e coscienza” dalla scuola primaria all’università. Sarà riconoscente ai benefattori che lo avranno gratificato di un impiego e perciò di benessere e status, ed orgoglioso del suo personale insostituibile contributo al funzionamento del sistema.
In che modo questo meccanismo si sia consolidato sarebbe complesso (ed anche presuntuoso) da spiegare: si può ipotizzare che la politica attuale, longa manus dell’oligarchia finanziaria, abbia bisogno di consenso al fine di perpetuare il controllo delle masse. Questo si ottiene non solo, come detto, con la facoltà di distribuire lavoro e credito, ma anche attraverso la manipolazione dei media, argomento talmente sviscerato da non dovervi dedicare una virgola in più; possiamo dire che si crea consenso focalizzando l’interesse dell’opinione pubblica su questioni futili per la gran parte ma ossessivamente reiterate. Solo ad esempio, un delitto di provincia od una tragedia navale (entrambi conditi ad arte da implicazioni erotico-sentimentali) possono avere lo stesso impatto mediatico e l’identico fine di un campionato di calcio, di un festival di musica leggera, di un reality ed infine e soprattutto di celebrazioni patriottiche farlocche. L’obiettivo è, sempre e con ogni mezzo, inibire il ragionamento autonomo. O tutt’al più instillare un “pensiero già pensato”, un’idea prêt-à-porter: attività riservata oggi ad alcuni divi del giornalismo politico left oriented, che si sono arrogati un compito fino a due decenni fa appannaggio esclusivo delle scuole di partito. Perciò la dottrina davanti alle telecamere, nelle terze pagine, va sobriamente "veicolata" (brutto neologismo) con l'aria sorniona di chi, generoso di sé, sta spezzando per pochi eletti il pane della sua sapienza.
A mò di stupefacente, si spacciano a cadenza annuale elezioni politiche al "popolo sovrano", cui è data l'illusione di poter scegliere i governanti attraverso dispendiosi ludi cartacei. Il cosiddetto esecutivo tecnico (diabolica trovata di un napolitano), con l'arroganza della sua incostituzionalità, giunge finalmente a smascherare l'ipocrisia e sancisce in via ufficiale che la democrazia è sospesa: cosa risaputa da tempo.
Il muro del consenso mostra però alcune crepe visibili. Siccome, per sua stessa natura, l'economia di scuola neoliberista non può assicurare lavoro a tutti, gli esclusi, gli "sfigati" d'ogni età e latitudine diventano maggioranza. Disponendo in eccesso di tempo libero, aprono la mente al cogito ergo sum, minaccia che il sistema vuole evitare a tutti i costi.
sabato 25 febbraio 2012
Il Galatino anno XLV n° 4 del 24 Febbraio 2012
giovedì 23 febbraio 2012
Galatina.it - 23 Febbraio 2012
Due cani abitano in piazza. Passano il tempo girovagando tra la farmacia, i bar e le banche. Fanno parte, per così dire, della fauna urbana, come i fastidiosi piccioni, ma a differenza di quelli sono benvoluti dalla maggior parte delle persone. Hanno carezze ed affetto, un veterinario se ne cura per puro spirito animalista; il cibo non scarseggia tra i generosi consumatori delle rosticcerie ed il retrobottega di un macellaio prodigo di ossa e scarti. D’estate il loro ritrovo abituale è al fresco dell’erbetta nelle aiuole della pupa.
Chiamiamoli, convenzionalmente, Piero e Pasquino. Il primo è un incrocio di media taglia, a pelo corto e chiaro. Allegro e spensierato, è un vero poeta della specie canina. Gli piace comporre, in prosa romantica ed in versi a rima baciata, che poi declama ispirato al pubblico eterogeneo di Galatina.it. Trasmette subito simpatia, persino quando si abbandona alla cujona nei confronti della politica locale. Recentemente, pensate, si propone quale vicesindaco di un candidato di peso (e che peso!): qualcuno prende la sua battuta impertinente sul serio. Può succedere, qui a Galatina.
Anche l’altro è un bastardo di razza indefinibile. Invecchiando, il mantello nero ha preso un colore grigiastro. Ha corporatura tozza ed obesa, il che farebbe supporre un carattere pacioso. Tutt’altro: la bestia invece è di indole malinconica, tendente al pessimismo. Anzi, ha la presunzione di “sapere” ed infarcisce i suoi latrati di citazioni latine, come un qualsiasi umano appena sgrezzato da studi classici; in realtà è un saputello che i suoi simili sopportano solo per tolleranza (segno distintivo della comunità canina) e non riesce a vedere al di là del proprio muso: che è comunque una considerevole distanza.
Le due innocue bestiole fanno gruppo nelle scorribande cittadine. Vittime predilette, le auto più grandi e lussuose che transitano in centro, in modo particolare quelle dai colori scuri, che immancabilmente inseguono abbaiando furiosamente. C’è chi vorrebbe interpretare questo strano comportamento come una sorta di sfida, di sberleffo al potente di turno, attaccato nel simbolo più appariscente del suo status. Ma forse è andare oltre quello che è semplice istinto, difesa del territorio.
Negli ultimi tempi è sempre più difficile sentir abbaiare il cane Pasquino (“requierant omnibus aures”, direbbe lui citando Catullo). Non sta bene? È ormai vecchio? Forse si. Ma potrebbe invece essersi accorto dei bocconi avvelenati sparsi in giro per la Città all’insaputa della gente, ed il suo appartarsi in silenzio potrebbe valere più di mille avvertimenti… per il cittadino-elettore (dal verbo latino eligo=scelgo) che voglia intendere propriamente le parole del mai troppo lodato Cataldo Motta.
venerdì 10 febbraio 2012
Il Galatino anno XLV n° 3 del 10 Febbraio 2012
Si, viaggiare
È necessario, ogni tanto, lasciarsi alle spalle qualche migliaio di chilometri. Una vacanza anche breve rilassa ed arricchisce la nostra cultura. Chi scrive mantiene un interesse quasi infantile per i posti nuovi e le lingue straniere, per le tradizioni ed i cibi diversi dai nostri.
Per un turismo masochistico, la Francia è l’ideale: in nessuna parte del mondo si può esser trattati con pari sufficienza e maleducazione. Questo è forse dovuto alla radicata convinzione dei francesi di vivere nel paese culturalmente più avanzato e più chic, un faro di civiltà di cui gli stranieri sono indegni visitatori. Verso gli italiani c’è una antica e mai celata antipatia ampiamente ricambiata, con una sola eccezione: il tradizionale asilo per i terroristi rossi, considerati ipso facto perseguitati da malagiustizia. La vostra banconota da 100 euro o la vostra carta di credito, al museo, al ristorante, in albergo, non avrà mai lo stesso valore come se a porgerla fosse un francese. Sarete sempre trattati sgarbatamente, da italiens, specialmente se il vostro accento tradirà l’origine. Dovrete considerare il merci pronunciato controvoglia e con il sopracciglio inarcato alla stregua di una benedizione papale. Ovviamente, la Francia è una nazione che il sottoscritto evita.
Più accogliente l’Inghilterra con il turista, forse perché da lungo tempo è una società multietnica. Londra è l’unica vera megalopoli europea, e non solo per dimensioni ed abitanti. C’è tolleranza per le storpiature straniere dell’inglese e per la gestualità latina che sopperisce alle difficoltà di comunicazione, ma l’italiano che mastichi la lingua si sente a casa. A differenza che in Francia, un sorriso ed i frequenti please e thankyou sono espressioni di politeness diffuse in tutti gli strati sociali. È un modo di relazionarsi che rende la vita urbana più piacevole a cittadini e turisti.
In Germania, Austria e nella Svizzera tedesca i modi educati (quelli che in Italia a volte giudichiamo ipocriti) sono indice di saper vivere e cosmopolitismo. Il “voi” è la regola tranne che tra amici e parenti, senza eccezioni, ed entrando nella mentalità teutonica si apprezza questo sincero rispetto per il prossimo. Il visitatore è generalmente ben accolto, anche se noi italiani interpretiamo il formalismo come desiderio di mantenere le distanze. Non è così, invece. Alcuni (per fortuna pochi ormai) si meravigliano dell’italiano che non sia chiassoso, indisciplinato ed eccessivamente galante con le signore; chi Vi racconta ha spiegato in comprensibile tedesco ad un uditorio sorpreso che non tutti noi siamo melomani, casinisti e morbosamente predisposti alla copula.
Bello viaggiare, altrettanto tornare a casa. Paragonare il mondo in continua evoluzione con la confortante sensazione di lentezza del sedicente Bel Paese: una nazione dove c’è una categoria di persone che non invecchiano mai. Entrare in questa eletta schiera, vuol dire essere un imberbe giovincello a 50 anni; a 70 è possibile, addirittura, diventare in due giorni prima senatore a vita e poi presidente del consiglio per meriti bancari. Ammettiamolo, in questo paese si campa a lungo e bene, da politico; con le parole di un noto pasticciere galatinese che descrive il suo impareggiabile fruttone: “Ed è bello, piace e diverte”.
venerdì 3 febbraio 2012
Galatina.it - 3 febbraio 2012
Piovono perle di saggezza, e pure gratis. Non si dica che il governo di Mario Monthy Python manca di senso dell’umorismo: se piange e fa piangere, sa anche far ridere. Il rampollo Michel Martone, enfant prodige di una famiglia bene, definisce “sfigati” i laureati dopo i 28 anni. Nella categoria potrebbero rientrare, per dire, anche persone che non hanno possibilità di farsi mantenere agli studi dai genitori; quindi lavorano e studiano, magari part-time e con stipendi da fame. Ma tutto questo Michel non lo sa, direbbe De Gregori.
Allenati dalle amenità del governo precedente, registriamo anche questa uscita simpatica di un giovane esponente del potere “nuovo”. La battuta si inquadra tra quelle definite da un epiteto piuttosto colorito, impronunciabile da gente educata. Tecnicamente, trattasi di “parola o fatto relativo a donna che fa commercio di sè”: sì, proprio quello che state pensando.
sabato 28 gennaio 2012
Il Galatino anno XLV n° 2 del 27 Gennaio 2012
Evoluzioni ed involuzioni
Escludendo l’ “uomo di Porto Selvaggio”, di cui ancora si sa pochissimo se non che sarebbe stato il primo Sapiens sapiens europeo di 44000 anni fa, i primi Salentini hanno lasciato testimonianza della loro cultura quasi 4 millenni orsono nelle pitture parietali della Grotta dei Cervi di Porto Badisco. Scene di caccia, figure stilizzate di uomini ed animali, forme geometriche astratte. Simboli di una civiltà evoluta, nel panorama coevo del neolitico.
Questa nostra terra poi ha visto l’approdo e l’insediamento di popoli fieri, dalla struttura sociale articolata: basti appena ricordare i Messapi, suddivisi in città governate da clan dominanti legati tra loro da legami di parentela. Re Arthas il Grande, rispettato e temuto da amici e nemici, in specie i Tarantini cui diede sonore sconfitte. E poi Greci, Romani, Bizantini… Le genti passate da qui hanno sempre lasciato segni della loro civiltà e della loro struttura sociale e politica, integrandosi hanno aggiunto ricchezza senza distruggere l’eredità delle culture precedenti.
Il Salento è stato in ogni epoca “terra di mezzo”, tratto d’unione e di scambio tra popoli e saperi; e la nostra Galatina, suo centro geografico e culturale, fucina di Uomini di lettere e di scienza ammirati nel mondo, a volte investiti di un ruolo politico che ha solo potuto accrescere la dignità ed il prestigio di quegli stessi Uomini e della loro Città d’origine.
Però la Storia mostra, nel suo percorso talvolta incomprensibile, anche un bizzarro, pungente senso dell’umorismo: per cui è bello tacere della Galatina politica contemporanea.
venerdì 13 gennaio 2012
Il Galatino anno XLV n° 1 del 13 Gennaio 2012
Bocconi e bocconotti
Presentandolo alle Camere, SuperMario proclama la pretesa indipendenza del suo esecutivo da ingerenze straniere e lobbies bancarie e finanziarie: excusatio non petita. Giorni fa, il portavoce del Quirinale smentisce un articolo del Wall Street Journal (non la “Gazzetta di Roccacannuccia”) su una telefonata della cancelliera tedesca Angela Merkel al Presidente Napolitano per ottenere la destituzione di Berlusconi. Pur ammettendo che sia interesse degli Stati Uniti creare con ogni mezzo condizioni di instabilità in Europa per favorire un dollaruccio ormai snobbato, e diffondere una notizia di tale gravità può farlo, permangono tutti i dubbi sulla genesi della crisi italiana e sulla nomina del governo “tecnico” nato a novembre, mese dei morti e dei Monti.
Fatto è che a questo Popolo, paziente ma non fesso, si chiede di tirare la cinghia ed arrangiarsi; come se sinora avessimo scialacquato. Ad imporre austerità è un manipolo di milionari con pensioni da capogiro, grand commis di pubblica amministrazione e banche, ex boiardi di Stato ed illustri Carneadi parenti stretti di qualcuno importante. E lo fanno non essendo stati eletti in consultazioni democratiche, ma con l’appoggio di un Parlamento la cui ragion d’essere è solo l’agognata pensione da “onorevole”. Nobilissimi intenti, come si vede. La cosa, ovviamente, è ridicola nei modi e nelle ragioni, perché è lampante che la crisi ha origine proprio negli ambienti da cui provengono questi gentiluomini e gentildonne. Qualche “furtiva lacrima” ministeriale sugli annunciati sacrifici aggiunge pathos: parlano di sacrifici umani. Che puntuali giungono in questi giorni, con suicidi a catena di pensionati minacciati dall’INPS ed imprenditori ricattati da Equitalia.
Ora, che per colmare un deficit insanabile causa signoraggio bancario, basti aumentare la benzina e le tasse, non illude più nessuno, tranne questi Nobel dell’economia. Dobbiamo ricordare che il compito, trenta e passa anni fa, al vituperato Andreotti riusciva meglio. Loro, però, “hanno fatto la Bocconi”: solo una sillaba di differenza dalle ministre del governo precedente.