Gentile Professore, cari Amici,
sarà contento qualche appassionato di drammaturgia, come lo scrivente. Ci si propone, gratis et amore artis, una rappresentazione ispirata a Eugene Ionesco ed al suo “Teatro dell’assurdo”. L’attrice protagonista vuol recitare da sola al centro del palcoscenico, dopo aver mandato via i comprimari. Tranne uno che, con determinazione incomprensibile agli spettatori, si ostina a restare muto sullo sfondo, elemento di disturbo all’ordinato svolgersi del meccanismo teatrale. Silenzio carico di attesa.
Ma il dramma cui pensavamo di assistere scade in avanspettacolo, perché nel frattempo guitti e majorettes di contorno entrano ed escono incongruamente di scena, piroettando con comicità involontaria. L’improvvisazione aggiunge ogni volta nuovi spunti di ilarità: un comprimario chiede una parte più visibile, soubrettes si concedono ora a questo ora a quello, spalle comiche si spingono a gomitate per trovarsi in favore di riflettore: sembra l’incubo di un regista schizofrenico.
Il pubblico, all’inizio sconcertato, adesso si spella le mani in applausi ironici, fischia e sghignazza: cos’altro potrebbe fare davanti allo scempio? Però qualcuno comincia già ad alzarsi e guadagna l’uscita, c’è chi vuole indietro i soldi del biglietto.
Invece altri spettatori chiedono a gran voce il sipario. Forse bisognerebbe accontentarli, non crede?
Devotamente Vostro,
Pasquino Galatino
sarà contento qualche appassionato di drammaturgia, come lo scrivente. Ci si propone, gratis et amore artis, una rappresentazione ispirata a Eugene Ionesco ed al suo “Teatro dell’assurdo”. L’attrice protagonista vuol recitare da sola al centro del palcoscenico, dopo aver mandato via i comprimari. Tranne uno che, con determinazione incomprensibile agli spettatori, si ostina a restare muto sullo sfondo, elemento di disturbo all’ordinato svolgersi del meccanismo teatrale. Silenzio carico di attesa.
Ma il dramma cui pensavamo di assistere scade in avanspettacolo, perché nel frattempo guitti e majorettes di contorno entrano ed escono incongruamente di scena, piroettando con comicità involontaria. L’improvvisazione aggiunge ogni volta nuovi spunti di ilarità: un comprimario chiede una parte più visibile, soubrettes si concedono ora a questo ora a quello, spalle comiche si spingono a gomitate per trovarsi in favore di riflettore: sembra l’incubo di un regista schizofrenico.
Il pubblico, all’inizio sconcertato, adesso si spella le mani in applausi ironici, fischia e sghignazza: cos’altro potrebbe fare davanti allo scempio? Però qualcuno comincia già ad alzarsi e guadagna l’uscita, c’è chi vuole indietro i soldi del biglietto.
Invece altri spettatori chiedono a gran voce il sipario. Forse bisognerebbe accontentarli, non crede?
Devotamente Vostro,
Pasquino Galatino
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