Gentilissimo Professore,
tempo fa ha appeso al muro, nella Sua casa virtuale, la mia statua. Troneggia lì in salotto, proprio sul camino. Immagino che qualche intenditore d’arte, forse un temporaneo inquilino del Palazzo di via Umberto I°, Le avrà fatto notare che quell’opera è una polverosa imitazione dell’originale romano. Una stonatura, insomma, nell’elegante arredamento di Galatina.it. Si comprende che l’interior design ha regole inderogabili: pochi pezzi d’antiquariato, ma autentici, e soprattutto en pendant col resto dell’abitazione. Se non dovesse più incontrare i Suoi gusti, o Le avessero consigliato di sbarazzarsene, non esiti a riportare il pezzo tarocco al rigattiere dove l’ha trovato. “Scartavetrare” lingua ed unghie del vecchio marmo è ingrato compito che non Le si addice.
Fuor di metafora: Lei mi ospita con liberalità nel Suo sito, ed a me è dispiaciuto sinceramente di averLe provocato imbarazzo facendoLe indossare (controvoglia, ne sono certo) i panni del censore. Non Le succederà ancora di dover apporre “omissis” sulle pagine di Pasquino Galatino. Non immaginavo che una favoletta mitologica “senza alcuna attinenza con la realtà”, come chiaramente specificato in introduzione, potesse sortire effetti troppo devastanti. Quindi, non accuse né tantomeno diffamazioni, solo sbrigliata fantasia. Prendo atto che nel Paese dove Forattini ha subito un processo miliardario per una vignetta in cui un pupazzo con le sembianze di un famoso onorevole coi baffi sbianchetta i nomi della lista Mitrokhin, in quel Paese, dicevo, la satira è politicamente corretta solo se indirizzata verso una certa parte e non un’altra, sensibile quam qui maxime all’ironia ed alle critiche. Però è l’ “Editto bulgaro” a scandalizzare…
In una delle prime pasquinate mi ripromettevo di non parlare delle piccinerie locali, guidato dall’ammonimento di Arpocrate: “Silentium sit vobis carum, ut utinam non sit amarum”.
Invece lo spiritaccio genuinamente popolano ha prevalso più volte. Del resto Pasquino appartiene alla gente e non fa che riportare, edulcorandoli addirittura, i “post-it” che 30.000 Pasquini Galatinesi appongono ai piedi della statua, “scusu scusu”, e quelli un po’ più documentati che provengono dalle ovattate stanze di Palazzo Orsini.
Vero è che non batteremo mai la trista via tracciata da Leoluca Orlando, per il quale “Il sospetto è l’anticamera della verità”. Però qualche ragione deve pure averla Andreotti quando sussurra con ghigno diabolico che “A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina”.
Vede, caro Professore, tutto può dirsi di Pasquino Galatino tranne che sia un moralista. Egli piuttosto è il giullare, la lingua velenosa, il modesto epigono dei cultori antichi e nuovi di quella nobile arte squisitamente galatinese che è “la cujona”, ovvero lo sberleffo canzonatorio. Arte nella quale l’eccesso caricaturale è finalizzato soltanto a sollecitare nel pubblico il sorriso ironico sui vizi e stravizi dei potenti. “Deposuit potentes, et exaltavit humiles”.
Lo ribadiamo, non siamo moralisti e non emettiamo sentenze, ma abbiamo un dubbio di cui rendiamo tutti partecipi: nel gestire la cosa pubblica, ci si è mossi in un ambito di atteggiamenti politici fisiologici, pur nella sciatta accezione corrente di tali termini? O si è da tempo in quella patologia comportamentale da “famiglia allargata”, leggasi clan, che si rinfacciava alla maggioranza di allora quando si era all’opposizione?
P.S.: Scrivo quanto precede, con la defatigante attenzione richiesta ad un vecchio quale io sono, quando scopro che il Dott. Nico Mauro (improvvisata badante) m’apparecchia la vasca per un salutare bagno d’umiltà. Mi ci immergo con godimento, prima di indossare costumino e cravatta, impugnare il bastone ed uscire insieme ai miei vecchi compari. Occupazione per nulla oziosa, se si vuole tastare il polso alla gente e sentirne gli umori. Poi, alla mia veneranda età fa bene fare quattro passi, cosa che Pasquino (anzi pasquino) compie quotidianamente, gli studi leggiadri talor lasciando, e le sudate carte. Sia per combattere l’indole egocentrica, sia per scrollarsi di dosso quell’odore ammuffito da vecchia cultura accademica che mi rimprovera il Dott. Mauro. Chi scrive riconosce i propri tanti limiti, fra i quali una ampollosa, barocca verbosità: per questo apprezza la sobria eleganza del Dott. Mauro, del quale alcuni componimenti ricordano per grazia certi autori giapponesi di haiku. Leggerli mi ha arricchito. Mi rincresce invece aver causato noia o fastidio al Dott. Mauro, sparacchiando a casaccio su questa benedetta Croce Rossa, novello mujahiddin della rivoluzione islamica.
E’ vero, preparo accuratamente i miei scritti, me lo impone la mente alquanto intorpidita per anagrafe. Verissimo, amo le citazioni classiche: ho avuto la fortuna essere allievo di Docenti che mi hanno fatto apprezzare il greco ed il tanto vituperato latino. Lingua che possiede insieme l’icastica concisione dell’inglese (unica tra le moderne) e l’eleganza dell’italiano. Mi conforta apprendere dai media che la lingua di Cicerone riscontra crescente successo tra le famiglie americane, convinte della sua utilità per la formazione dei propri ragazzi: ci arriveremo anche noi tra 20 anni. E’ reale la mia incontinenza culturale: come tanti miei coetanei, soffro anch’io dei disturbi provocati dalla nota ghiandoletta maschile. Per mia fortuna il Dott. Mauro, oltre al profumato lavacro, mi fornisce l’indispensabile pannolone, nella forma di considerazioni tutt’altro che inopportune: sono tra quelli che hanno in gran cale le critiche, più che gli elogi, specie quando ben motivate come le sue. Di questo lo ringrazio, senza alcun sarcasmo.
L’arricchito esibisce il SUV nero, il Pasquino acculturato di recente non trova di meglio, per farsi notare, che snocciolare citazioni ad ogni piè sospinto. E’ un vezzo senile, innocuo se ci si riflette un attimo: perdonate l’anziano parvenu.
Ed infine è vera ed, a volte, compulsiva l’insistenza su argomenti di vita politico- amministrativa: mi importa del come e dove la mitologica Cassandra destina i 4 sesterzi trattenuti sulla mia pensione…Non solo, ma il polipetto è bruciato, e la cucina sta andando a fuoco. Si preannuncia, cronaca recentissima, una dieta forzata per tutti, dal nome “Commissario Prefettizio”.
Vi ringrazio per l’attenzione che avete avuto col vecchio Pasquino (anzi pasquino), e la pazienza nel sorbire questa pesante articolessa: ora, esaurite le tanto amate citazioni, andrò a girare in villa, tra la gente comune, esercitando il mio sermo cotidianus.
L’Alzheimer non m’impedisce ancora di ricordare la lezione del Fabrizio De Andrè di “Via del Campo”: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Con gratitudine e stima per entrambi, e la speranza di averVi divertito ancora.
tempo fa ha appeso al muro, nella Sua casa virtuale, la mia statua. Troneggia lì in salotto, proprio sul camino. Immagino che qualche intenditore d’arte, forse un temporaneo inquilino del Palazzo di via Umberto I°, Le avrà fatto notare che quell’opera è una polverosa imitazione dell’originale romano. Una stonatura, insomma, nell’elegante arredamento di Galatina.it. Si comprende che l’interior design ha regole inderogabili: pochi pezzi d’antiquariato, ma autentici, e soprattutto en pendant col resto dell’abitazione. Se non dovesse più incontrare i Suoi gusti, o Le avessero consigliato di sbarazzarsene, non esiti a riportare il pezzo tarocco al rigattiere dove l’ha trovato. “Scartavetrare” lingua ed unghie del vecchio marmo è ingrato compito che non Le si addice.
Fuor di metafora: Lei mi ospita con liberalità nel Suo sito, ed a me è dispiaciuto sinceramente di averLe provocato imbarazzo facendoLe indossare (controvoglia, ne sono certo) i panni del censore. Non Le succederà ancora di dover apporre “omissis” sulle pagine di Pasquino Galatino. Non immaginavo che una favoletta mitologica “senza alcuna attinenza con la realtà”, come chiaramente specificato in introduzione, potesse sortire effetti troppo devastanti. Quindi, non accuse né tantomeno diffamazioni, solo sbrigliata fantasia. Prendo atto che nel Paese dove Forattini ha subito un processo miliardario per una vignetta in cui un pupazzo con le sembianze di un famoso onorevole coi baffi sbianchetta i nomi della lista Mitrokhin, in quel Paese, dicevo, la satira è politicamente corretta solo se indirizzata verso una certa parte e non un’altra, sensibile quam qui maxime all’ironia ed alle critiche. Però è l’ “Editto bulgaro” a scandalizzare…
In una delle prime pasquinate mi ripromettevo di non parlare delle piccinerie locali, guidato dall’ammonimento di Arpocrate: “Silentium sit vobis carum, ut utinam non sit amarum”.
Invece lo spiritaccio genuinamente popolano ha prevalso più volte. Del resto Pasquino appartiene alla gente e non fa che riportare, edulcorandoli addirittura, i “post-it” che 30.000 Pasquini Galatinesi appongono ai piedi della statua, “scusu scusu”, e quelli un po’ più documentati che provengono dalle ovattate stanze di Palazzo Orsini.
Vero è che non batteremo mai la trista via tracciata da Leoluca Orlando, per il quale “Il sospetto è l’anticamera della verità”. Però qualche ragione deve pure averla Andreotti quando sussurra con ghigno diabolico che “A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina”.
Vede, caro Professore, tutto può dirsi di Pasquino Galatino tranne che sia un moralista. Egli piuttosto è il giullare, la lingua velenosa, il modesto epigono dei cultori antichi e nuovi di quella nobile arte squisitamente galatinese che è “la cujona”, ovvero lo sberleffo canzonatorio. Arte nella quale l’eccesso caricaturale è finalizzato soltanto a sollecitare nel pubblico il sorriso ironico sui vizi e stravizi dei potenti. “Deposuit potentes, et exaltavit humiles”.
Lo ribadiamo, non siamo moralisti e non emettiamo sentenze, ma abbiamo un dubbio di cui rendiamo tutti partecipi: nel gestire la cosa pubblica, ci si è mossi in un ambito di atteggiamenti politici fisiologici, pur nella sciatta accezione corrente di tali termini? O si è da tempo in quella patologia comportamentale da “famiglia allargata”, leggasi clan, che si rinfacciava alla maggioranza di allora quando si era all’opposizione?
P.S.: Scrivo quanto precede, con la defatigante attenzione richiesta ad un vecchio quale io sono, quando scopro che il Dott. Nico Mauro (improvvisata badante) m’apparecchia la vasca per un salutare bagno d’umiltà. Mi ci immergo con godimento, prima di indossare costumino e cravatta, impugnare il bastone ed uscire insieme ai miei vecchi compari. Occupazione per nulla oziosa, se si vuole tastare il polso alla gente e sentirne gli umori. Poi, alla mia veneranda età fa bene fare quattro passi, cosa che Pasquino (anzi pasquino) compie quotidianamente, gli studi leggiadri talor lasciando, e le sudate carte. Sia per combattere l’indole egocentrica, sia per scrollarsi di dosso quell’odore ammuffito da vecchia cultura accademica che mi rimprovera il Dott. Mauro. Chi scrive riconosce i propri tanti limiti, fra i quali una ampollosa, barocca verbosità: per questo apprezza la sobria eleganza del Dott. Mauro, del quale alcuni componimenti ricordano per grazia certi autori giapponesi di haiku. Leggerli mi ha arricchito. Mi rincresce invece aver causato noia o fastidio al Dott. Mauro, sparacchiando a casaccio su questa benedetta Croce Rossa, novello mujahiddin della rivoluzione islamica.
E’ vero, preparo accuratamente i miei scritti, me lo impone la mente alquanto intorpidita per anagrafe. Verissimo, amo le citazioni classiche: ho avuto la fortuna essere allievo di Docenti che mi hanno fatto apprezzare il greco ed il tanto vituperato latino. Lingua che possiede insieme l’icastica concisione dell’inglese (unica tra le moderne) e l’eleganza dell’italiano. Mi conforta apprendere dai media che la lingua di Cicerone riscontra crescente successo tra le famiglie americane, convinte della sua utilità per la formazione dei propri ragazzi: ci arriveremo anche noi tra 20 anni. E’ reale la mia incontinenza culturale: come tanti miei coetanei, soffro anch’io dei disturbi provocati dalla nota ghiandoletta maschile. Per mia fortuna il Dott. Mauro, oltre al profumato lavacro, mi fornisce l’indispensabile pannolone, nella forma di considerazioni tutt’altro che inopportune: sono tra quelli che hanno in gran cale le critiche, più che gli elogi, specie quando ben motivate come le sue. Di questo lo ringrazio, senza alcun sarcasmo.
L’arricchito esibisce il SUV nero, il Pasquino acculturato di recente non trova di meglio, per farsi notare, che snocciolare citazioni ad ogni piè sospinto. E’ un vezzo senile, innocuo se ci si riflette un attimo: perdonate l’anziano parvenu.
Ed infine è vera ed, a volte, compulsiva l’insistenza su argomenti di vita politico- amministrativa: mi importa del come e dove la mitologica Cassandra destina i 4 sesterzi trattenuti sulla mia pensione…Non solo, ma il polipetto è bruciato, e la cucina sta andando a fuoco. Si preannuncia, cronaca recentissima, una dieta forzata per tutti, dal nome “Commissario Prefettizio”.
Vi ringrazio per l’attenzione che avete avuto col vecchio Pasquino (anzi pasquino), e la pazienza nel sorbire questa pesante articolessa: ora, esaurite le tanto amate citazioni, andrò a girare in villa, tra la gente comune, esercitando il mio sermo cotidianus.
L’Alzheimer non m’impedisce ancora di ricordare la lezione del Fabrizio De Andrè di “Via del Campo”: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”.
Con gratitudine e stima per entrambi, e la speranza di averVi divertito ancora.
Pasquino Galatino
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